martedì 6 ottobre 2009

Bookmarks Puntata 34 - 13 Dicembre 2008



E’ quasi Natale, amici. Ve ne sarete resi conto dalla neve, dalle nostre città così luminescenti, dalle temperature ure ure, dalla pubblicità del panettone che già non se ne può più. Alcuni di voi se ne saranno accorti anche da quel senso di vago smarrimento malinconico, di cui solitamente soffrono in questo periodo le moltissime persone che non amano i periodi di festa e che non riescono a farsi coinvolgere dallo spirito natalizio.

Ma c’è qualcuno, o sventurati individui accerchiati da babbi natali arrampicatori e renne dal naso rosso, che pensa a voi: la redazione di Bookmarks. La recensione di oggi infatti vi parla di una strip lontana anni luce dal buonismo ad orologeria delle feste, che sicuramente vi scalderà il cuore, spazzando via, con la sua spietata cattiveria, le strofe di Jingle Bells e Silent Night.

E si capisce già dal titolo che Aaron Johnson ha voluto dare alla sua strip: What the duck.
Ok, vorrei tranquillizzare gli anglofoni e spiegare a chi non parla inglese. Ho detto Duck, non fu…ehm. Insomma, se non si è capito, non ho detto quella parolaccia di quattro lettere che inizia per effe. Calmi, è solo un gioco di parole. Duck, ho detto Duck, come Duffy Duck, Donald Duck. Come anatra insomma. Comunque, è chiaro no? What the duck fa il verso ad un’espressione colorita che in inglese suona come da noi suonerebbe l’esclamazione “ma che ca…volo”.

Cosa c’entrano le anatre? Beh, Johnson, per curiosi ed oscuri motivi noti solo a lui, ha scelto questi animaletti come protagonisti della sua strip, per raccontarci le assurdità, le cattiverie, le situazioni del suo lavoro. Visto che Aaron è da molti anni un fotografo professionista, i personaggi di What the duck sono volatili piccoli e tozzi con la loro fida digitale a tracolla, la loro passione per il fotoritocco, le loro difficoltà a trovare un lavoro. Un esercito di anatre-fotografo che si arrabatta tra le sedi delle case editrici, laboratori di fotografia e redazioni di giornali. Da un lato le anatre, o i fotografi, dall’altro gli uomini, cioè il resto del mondo: clienti, datori di lavoro, passanti, vittime innocenti.

In questo curioso ambiente, noi seguiamo da vicino l’esistenza di un particolare individuo dal piumaggio grigio chiaro, dalla bocca tagliente come un rasoio e dai pochi scrupoli. Un cinico bastardo dal sarcasmo facile e con la battuta sempre pronta, disposto a distruggere verbalmente chiunque gli capiti a tiro: dall’assistente sfigato alla modella presuntuosa, dal cliente petulante agli innocenti ed ignari passanti. Cercando ovviamente di guadagnarci qualcosa, di piazzare a qualcuno le proprie fotografie o di farsi pagare per i servizi resi.

In questo contesto Aaron Johnson si muove con grandissima libertà, mettendo le sue notevoli doti di umorista al servizio delle più diverse situazioni comiche. Se ovviamente a volte fa riferimento al mondo della fotografia, raccontando storie famigliari agli appassionati e ai maniaci dello scatto perfetto, di solito si limita a sfruttare la situazione di base per mettere in mostra la sua colossale cattiveria. Il suo forte infatti è quello che un professore di letteratura inglese chiamerebbe witty language, il dialogo sarcastico e spietato, l’insulto velato ed intelligente che mette in ridicolo una persona o un ambiente, a volte per rivelarne le contraddizioni, a volte per il semplice gusto della cattiveria gratuita.

Il che permette alla serie di mantenere un’assoluta semplicità sotto tutti i punti di vista. I personaggi sono tutti anonimi, a partire dal protagonista, e privi di qualunque caratterizzazione grafica. A distinguere il nostro anti eroe dai suoi colleghi è soltanto il colore delle piume. Gli esseri umani che compaiono nella serie, un po’ come gli invisibili adulti dei Peanuts, non mostrano mai il loro volto, di volta in volta tagliato dall’inquadratura bassa della vignetta (ad altezza anatra) o coperto provvidenzialmente dai baloon. Quel che resta sono grasse risate, condite dall’inconfondibile tocco di malignità che tanto ci piace in questa serie.

E non soltanto a noi, a quanto pare, visto che da qualche settimana, oltre che sul sito ufficiale www.whattheduck.net, la strip di Aaron Johnson la trovate anche sul portale fumettistico www.comicus.it, dove ha preso il posto di Lycurgus, web comici di cui vi parlammo l’anno scorso, grazie alle traduzioni e gli adattamenti di Frank was here e alla collaborazione di AlienPress, lodevole editrice di fumetti on-line.

E’ tutto? Ebbene sì, abbiamo finito. Vi rinnoviamo come sempre l’invito a seguirci settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Ricordatevi che a Natale siamo tutti più malvagi e leggete tante strip.


Ascolta la puntata :






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