martedì 21 dicembre 2010

Nerdipidia Puntata 9 - La Notizia


Affascinanti amici del Garage Ermetico, benvenuti. Siete su Nerdipidia, l’enciclopedia di fumetto che cammina svagata e distratta per le vie del mondo nerd, e che se le fai una domanda non risponde mai seriamente. Almeno non in maniera consapevole. E che nonostante questo ha il coraggio di spiegarti i concetti fondamentali dell’universo a strisce. Sarà una trasmissione presuntuosa oppure no?

Con questa sua pretesa di tenere insieme divulgazione e battutacce imbecilli, stupidaggini, informazione ed intrattenimento, Nerdipidia somiglia moltissimo al giornalismo a fumetti di cui si parla da qualche tempo qui sul Garage. Giornalismo che vuol dire notizia, e la definizione della puntata di oggi è proprio questa: oggi si parla della NOTIZIA.

No, un momento, c’è da correggere il tiro. Sì, perché, forse Andrea e Laura ve l’avranno già spiegato, uno dei principali difetti che gli attenti osservatori del mondo del fumetto trovano nella sua versione giornalistica è proprio il fatto che spesso le notizie sono assenti, che i reportage si basano sul lavoro degli altri, che non c’è mai niente di nuovo, che la pastasciutta non è insipida, per carità, ma riscaldata sì.

E noi, che ci piace cucinare e facciamo la carbonara solo con il rosso delle uova, fregandocene delle insinuazioni di carattere politico, oggi ci sentiamo addosso una responsabilità un po’ come faremmo con una mutanda di quelle vive a cui piace insinuarsi dappertutto. Il fumetto non vi dà notizie? Ebbene ve le diamo noi. Notizie sul fumetto. Si comincia.

Clamoroso: il fumetto entra nelle scuole. Armato di mitra. Tiene in ostaggio un bidello e due insegnanti di sostegno e chiede come riscatto la possibilità di essere proposto, letto, riconosciuto come forma d’arte e di narrazione, in maniera che esista un’educazione al fumetto. Non sa però che gli ostaggi sono precari, ergo sacrificabili. Ingenuità fatale.

Cronaca: guardate questo cucciolo di fumetto nato in cattività. Tutto bello batuffoloso che ancora non gli hanno fatto nemmeno le chine, proprio. Pensate, è il primo esemplare che nasce nello zoo di Angouleme, e secondo gli esperti metterà i balloon da latte tra soli quindici giorni. Ovviamente il notiziario vi terrà informati sulla situazione con servizi giornalieri con colonna sonora di Ludovico Einaudi.

Gossip: finita la storia tra Legs Weaver e Dylan Dog. I fan in lacrime. La relazione parsa già in crisi dopo la pubblicazione delle vignette di lei in teneri atteggiamenti con Mister No, che ovviamente ha smentito ogni coinvolgimento. No, no, diceva. Le fan dell’indagatore dell’incubo si consoleranno. Sono infatti già aperti i casting per le prossime fidanzate mensili di Dylan che, come sappiamo, se ne porta a letto una diversa ad ogni singola storia.

Eccoci qui. Questa è la linfa del giornalismo. Essere sul pezzo, rincorrere la news. Notizia infatti vuol dire novità, freschezza, stimoli e calzini celesti, ma anche verdi, giallo ocra e rosa shocking. Presa diretta, prima pagina e nuove prospettive sul mondo. Se Nerdipidia dimostra di non conoscere la pigrizia, come vi abbiamo dimostrato, la definizione di Giornalismo a fumetti, a volte sì.

Mica sempre, sia chiaro. Joe Sacco, maestro e inventore di questo genere, per esempio è sempre nuovo ed informativo, sempre sul campo alla caccia di interviste e notizie. Molti altri invece no: li si chiama giornalisti a fumetti, ma sarebbe meglio definirli fumettisti di realtà, biografi a strisce, zebre dell’attualità. Un problema di definizioni, mica di qualità. E di definizioni spesso appiccicate dal pubblico o dagli editori, non cercate da autori supponenti o presuntuosi.

Ce l’abbiamo con l’etichetta mica con le persone. E se anche ce l’avessimo con le persone sicuramente non è a voi, cari ascoltatori, che teniamo il muso. Infatti vi vogliamo qui, diffidenti e precisini come solo voi sapete essere, settimana prossima, con Nerdipidia, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood mercoledì alle 10 e venerdì alle 13).

Perché imparare è bello, ma magari anche no.

Ascolta la puntata :

mercoledì 8 dicembre 2010

Nerdipidia Puntata 8 - Giornalismo a fumetti


Ben poco arrendevoli ascoltatori del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia nerd che vi racconta il mondo del fumetto accompagnandovi passo dopo passo nella neve di questo dicembre bianco che però fa un freddo blu.

Lo stesso colore della fifa blu, che è quella che abbiamo noi della redazione, reclutati alla categoria allegri burloni, oggi che dobbiamo affrontare l’argomento GIORNALISMO A FUMETTI.

Andrea, Laura e i loro ospiti vi avranno già spiegato che si tratta di quella forma di fumetto che affronta di petto la realtà, che si spinge nell’inchiesta, racconta eventi di attualità e di impegno con intento informativo, politico, a volte polemico.

Quindi no, non c’entra niente Tin Tin che sì era un fumetto e anche un giornalista, non confondetevi. E nemmeno Clark Kent e Jimmy Olsen. Inutile spedire lettere alla redazione del Daily Globe, non vi rispondono mica. E Lois Lane dal vivo non è così gnocca, fidatevi.

Un arcano mistero che forse ancora il Garage non vi ha svelato è la trama del primo fumetto giornalistico della storia. Pare fosse un reportage, con tanto di minuta e precisa descrizione delle tecniche venatorie usata dai protagonisti, su una grande battuta di caccia, non so più se ad un orso o un mammut. Ebbe grande risonanza in tutta la comunità del tempo (e che tempo) anche perché gli eventi raccontati interessavano lo stomaco un po’ di tutto. Peccato per la distribuzione ridotta: gli editori scoprirono ben presto che stampare su pietra costava un occhio della testa.

A parte le boiate ed i paragoni tra fumetto e incisioni rupestri, il grande grandissimo precursore del giornalismo a fumetti è l’americano Joe Sacco, che nel 1996 ha shockato il mondo dei comics con il suo Palestine, una sorta di grande fumetto\intervista dello stesso autore a persone, o personaggi, fate un po’ voi, palestinesi ed israeliani. Tramite le voci di questi intervistati a strisce, Sacco racconta l’intifada e gli odi razziali, la paura e la speranza, l’ingiustizia ed il coraggio della gente comune.

Boom. Esplode la bomba. Se il fumetto aveva dimostrato già da tempo di sapersi confrontare con temi seri, serissimi, tragici, con l’invenzione epocale del graphic novel, qui siamo su un livello diverso. L’effetto di realtà è portato all’estremo, non si è più nella dimensione della verosimiglianza, ma del vero, dell’inchiesta, senza finzioni apparenti, senza lo schermo di un personaggio di fantasia che si muove in un mondo di realtà.

Per farvi capire la differenza tra i due livelli: è come se io raccontassi una storia avvincente, fatta di procure e di reati, di città sordide e storie di potere, in cui la protagonista è la nipote di Mu Barak per finta, oppure è la vera nipote di Mu Barak. Capite che ne passa un bel po’ no?

Il giornalismo a fumetti dunque è uno degli ultimi figli del grande mondo delle strisce disegnate. Da Joe Sacco in poi molti lo hanno seguito in questo suo intento, non soltanto con la tecnica dell’inchiesta. Biografie, affreschi di situazioni di guerra o storie di denuncia. Pensiamo al grande successo di Persepolis di Marjane Satrapi, che raccontando la propria vita di giovane iraniana getta una luce diversa sullo stereotipo e sulla prospettiva che noi europei ci creiamo su un paese di cui non sappiamo nulla.

Informare ed informarsi a fumetti è possibile e va di moda. Il graphic journalism, come dicono quelli che ne sanno, prende piede e si fa combattivo negli anni, dando anche vita ad una serie di polemiche sul termine e sul concetto di giornalismo secondo alcuni. Pare soprattutto che Minzolini si sia lamentato molto per questioni di copyright sul fatto di definirsi un fumetto di giornalista. Ma vedrai che finirà tutto a tarallucci ed editoriale.

Una cosa è certa: il giornalismo a fumetti è la dimostrazione palese che i comic possono occuparsi davvero di tutto, senza porte sbarrate e senza limite alcuno. E noi, che siamo tifosi, siamo contenti di questa grande conquista dell’arte sequenziale. Talmente contenti che quasi non ci vergogniamo a darvi appuntamento a settimana prossima per una nuova puntata di Nerdipidia, l’informazione giovane per fumettari giovani della gioventù, a metà del programma giovane del giovane Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato alle 13 su Radio Sherwood Mercoledì alle 10 e Venerdì alle 13) e sul blog giovane ztrudel.blogspot.com, con l’archivio delle nostre puntate.

Perché imparare è bello, ma magari anche no.


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domenica 28 novembre 2010

Nerdipidia Puntata 7 - "Target"


Spericolati amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia che non pesa sui vostri scaffali ma sulla vostra coscienza. Anche oggi come settimana scorsa Laura e Andrea chiacchierano con i loro ospiti del fumetto per ragazzi e a noi che abbiamo la missione di aprire le vostre menti ai segreti del mondo del fumetto si impone un compito: parlare di come si individua il pubblico di un fumetto, come lo si sceglie e come questa scelta influisce su un prodotto oggi, in esclusiva, Nerdipidia è aperta alla voce TARGET.

Target. Nome comune di cosa, maschile, singolare e plurale. Target in inglese vuol dire bersaglio, una roba che devi colpire. E, come tutti saprete, nel marketing, il target è proprio questo: il profilo del cliente a cui si riferisce un determinato prodotto, la gente a cui speri o prevedi di venderlo, i destinatari della campagna pubblicitaria che farai per piazzarlo.

Ad esempio, vedrai che i Gormiti hanno un certo target, fatto di ragazzini ed esauriti nostalgici degli anni ottanta ancora depressi per aver perso i loro Exogini, mentre gli assorbenti con le ali ne avranno uno ben diverso. Per il marketing, insomma, tutti noi siamo un profilo, un tipo di target, un bersaglio da colpire. Il prurito sulle vostre schiene non è un eritema, sono freccette.

Nell’editoria non è poi molto diverso. Nel senso che libri, musica e i nostri fumetti si orientano anche loro a certi settori di pubblico, esattamente come il resto dei prodotti. Che se no mica stavamo qui a raccontarci la rava e la fava sul fumetto per ragazzi, vedrai. Il prodotto si adatta al pubblico, va a cercarsene uno tutto suo. I disegnatori scelgono un tratto, gli sceneggiatori un tipo di storie ed uno stile, la scrittura si modella sul lettore e sul tema che gli proponiamo.

Le varianti sono infinite. Guarda, ascoltatore, un giorno tutto questo sarà tuo. La sterminata offerta del mondo dei fumetti ti riguarda, sei tu, che cresci, che sei uomo, che sei donna, che sei laureato o studente o lavoratore, che hai i soldi per comprarti i fumetti o gli amici coi soldi da cui leggerli a scrocco, che influenzi autori ed editori, che li spingi a scegliere un target. Non sei contento?

Dovresti, fan di fumetto, anche perché forse non lo sai, ma sei uno dei bersagli più mobili dell’intero universo comunicativo, almeno secondo l’opinione di chi ti parla. Che poi sono io. Ma come io chi? Mi spiego. Il fumetto secondo me, ha una caratteristica che non è unica ma certamente molto particolare: di tutte le forme di narrazione è quella che, per fortuna o per caso, per amore o per disgrazia, si rivolge contemporaneamente alla maggior parte di persone, allo spettro di età più ampio e alla fetta sociale di pubblico più vasta.

Prendete i manga giapponesi più famosi: certamente si rivolgono ad un pubblico giovanile. Ma, cercando fra i prodotti di qualità, riuscite a trovarmene uno che non abbia anche degli elementi tipicamente adulti, chiavi di lettura più mature? Oppure pensiamo ai prodotti italiani tipicamente per i ragazzi che propongono artisti del calibro di Sergio Toppi, o a quanto l’arte di un grande maestro come Giorgio Cavazzano sia stata al servizio di storie teoricamente per bambini. Qual era e qual è il target di queste cosine qui, amico ascoltatore? Era uno, più d’uno? Dobbiamo davvero limitarci a pensare in piccolo, oppure conviene aprire lo sguardo e vedere dietro l’apparenza?

Benito Jacovitti era per bambini? Sì, certo, lo leggevo a dodici anni. Ma capivo tutti i suoi giochi di parole, il suo linguaggio comico? No, probabilmente. L’ho capito da adulto. E allora qual era il suo target? Ero io da grande o io da piccolo? Forse entrambe le cose, forse nessuno. Certamente mi ha colpito e affondato tanto da ragazzino quanto da uomo. E non ridete sulla parola uomo. Anzi no, ridete pure.

Sta di fatto che questa cosa del target, ora che ce la siamo spiegata, possiamo raccontarcela così: nel fumetto, meglio che non sia uno solo, visto che l’anima profonda di quest’arte permette a chi la realizza di stare con un piede in una, due, tre scarpe. Parlare contemporaneamente a tanti livelli, a persone molto diverse e farlo con grande efficacia. Dice il saggio che a volte è meglio non avere troppo chiara la propria direzione, e chissà che non abbia ragione lui.

Io invece che saggio proprio no, ho finito anche questa settimana. Vi aspetto alla prossima puntata, per una nuova pagina di Nerdipidia sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood mercoledì alle 10 e venerdì alle 13, in ritardo di una puntata).

Perché imparare è bello ma magari anche no.



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domenica 21 novembre 2010

Nerdipidia Puntata 6 - "Fumetto per ragazzi"


Sensibile ascoltatore del Garage Ermetico, sono curioso. Anche tu sulla tua pagina di Facebook hai cambiato con un personaggio dei vecchi cartoni animati l’immagine del profilo, quella lì in cui sembra che hai gli addominali scolpiti nel cemento invece che nello strutto, quella in cui gli occhi ti brillano di fascino invece che di metanfetamine e in cui sulle curve del tuo corpo non c’è stato un tamponamento a catena?

E allora vedrai che l’argomento di questa puntata del Garage Ermetico non ti dispiacerà poi tanto, e non te la prenderai se Nerdipidia, l’enciclopedia del fumetto responsabile della crisi di governo, lo riprende paro paro per darti la definizione di Fumetto per ragazzi.

FUMETTO PER RAGAZZI. Fumetto per ragazzi? No un attimo gente c’è qualcosa che mi suona strano in quest’espressione. Non vi sembra ridondante? Una ripetizione inutile? Cioè, c’è davvero bisogno, in un paese come il nostro, di fare questa precisazione? Di definire un particolare settore del fumetto che si riferisca ai ragazzi. Sì, perché da buon Italiano nutrito di cultura accademica io ho sempre pensato che il fumetto fosse roba per bambini, adolescenti e basta no? Cosa vuol dire per ragazzi? E’ chiaro che è per ragazzi.

Era chiaro, ad esempio, quando, io c’ero e mi ricordo, agli inizi del novecento sono arrivati i primissimi fumetti nel nostro paese. C’era quel ragazzino, Yellow Kid, e poi quell’altro Buster Brown no, questi due bambini protagonisti dei primi comic della storia. Disegni che parlano erano, mica una cosa seria che potesse interessare una persona adulta. E però dicevano cose che, dai, in bocca ad un bambino, non vanno mica bene.

E infatti bene ha fatto il Corriere dei Piccoli nel 1908 a sostituire i dialoghi di quei due pestiferi bambini per nulla educati, sporchi, cattivi, in cui si poteva leggere una critica nemmeno troppo velata alla società americana di quei tempi, con filastrocchine gentili e carucce che non urtano la sensibilità.

Idea geniale far diventare il prepotente Buster Brown, ricco e supponente, il buono e bravo ed educato Mimmo Mammolo, insegnando fin da principio all’Italia intera che il fumetto è roba per bambini. E l’Italia se l’è bevuta per anni, tanto che ancora oggi non se n’è liberata fino in fondo di quest’idea, di questa etichetta culturale che pure tanti hanno provato a grattare via con l’ostinazione di un clistere col verme solitario.

Polemico? Io? Nooooo, ascoltatore, ma cosa vai a pensare? Mica mi infastidisce dover spiegare ogni tanto che il fumetto non è una forma povera o bambinesca di letteratura, ma una forma di narrazione assolutamente particolare, con regole e dignità proprie.

Non mi fa male alla lingua ripetere n. volte che il fumetto parla a tutti, che come per i romanzi ed i film esistono generi e target diversi, tra cui anche quello dei più giovani a cui si rifanno e si propongono stili di disegno, temi, argomenti, complessità di sceneggiatura e messa in scena visiva che, a ben guardare, sono molto più vari, molto più trasversali, persino più complessi di quelli del cinema e della letteratura.
Non lo vedi che sono placido e tranquillo come un cherubino?

Ecco, allora devi aver capito male, perché questa è una pagina di enciclopedia, che per definizione è fredda, distaccata informativa e figurati se può essere occupata interamente da una specie di invettiva personale in difesa di un linguaggio e un’arte per troppo tempo diminuiti nel loro valore e nella loro dignità.

Quindi via, ascoltatore, che oggi ti vedo poco in forma quindi rimandiamo i discorsi e le definizioni a settimana prossima, con la nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia nerd che ti fa compagnia a metà sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Perché ricorda: imparare è bello, ma magari anche no.

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domenica 14 novembre 2010

Nerdipidia Puntata 5 - "Opera"


Sovrastrutturali amici del Garage Ermetico, siamo alla vigilia di un inverno duro e carico di insidie, che qui in redazione stiamo tranquilli solo perché quando il capo ci minaccia di dimezzarci lo stipendio, possiamo rispondergli con sprezzo del pericolo che lavoriamo gratis da quattro anni quattro, ah ah ah, che imbecille che è.

E però voi che non godete dei privilegi che abbiamo noi di Nerdipidia, l’enciclopedia del fumetto fatta per radio e per scherzo, sarà meglio che teniate gli occhi aperti, che i chiari di luna sono belli da guardare, ma se vi si avvicinano da dietro è meglio stare attenti.

E quanto mai adeguato al clima instabile ed incerto è l’argomento di oggi del Garage, ovvero la tutela del diritto d’autore, la garanzia economica e legale dell’unica ricchezza degli artisti e non solo, ovvero il frutto del loro genio. Quindi sulla nostra edizione pocket di Nerdipidia cerchiamo l’oggetto definitivo che il diritto d’autore difende e protegge: la voce di oggi è OPERA.

Opera. Sostantivo femminile singolare. Dal latino opus, operis che significa opera, lavoro, arte. E fin qui sembra facile. L’opera è il prodotto di un autore. Appartiene a lui, o a loro, visto che sappiamo che nel fumetto possono essercene più d’uno. Ma in realtà bisognerà mettersi d’accordo su cosa intendiamo.

Sì, perché in teoria l’opera è quella cosa che hai in mano quando hai finito. Quando sei l’autore e dici basta. Quando sei entrato nel tuo mondo, lo hai scritto, disegnato, gli hai dato vita sulla carta, te ne sei innamorato e a un certo punto hai trovato la forza di separartene e consegnarlo a qualcun altro. Se sei un autore di fumetto, allora quel mondo lì ha la forma di una o più vignette disegnate, probabilmente con su delle parole e dei dialoghi, ma non è detto. Come dire che un’opera è individuale un oggetto singolo realizzato da artisti. Tipo nella lirica la Traviata è un opera di Verdi. Nella scultura il David è un’opera di Michelangelo. Nel cinema Troppo belli è un’opera di merd…aurizio Costanzo. Nella musica l’omicidio di Lady Gaga è un’opera di carità.

Ma nel mondo del fumetto, questo discorso è un po’ più complicato. Perché sai, se sei un autore indipendente, uno che lavora su personaggi e storie solo sue, se sei il Will Eisner o l’Alan Moore di turno, che ti occupi di poche opere ben definite, di graphic novel, allora le tue singole opere sono identificabili senza bisogno di squadre di CSI. Ma per tutti quegli autori che lavorano su molti personaggi, che prestano le loro capacità alla serialità, quei disegnatori che mediano e realizzano le visioni di molti sceneggiatori, dove si trovano le loro opere? Provato io nel cassettone dell’armadio ma niente.

Per loro, che certamente non sono meno artisti solo perché disegnano l’Uomo Ragno invece che il parto della loro genuina creatività, che lavorano su archi narrativi già iniziati da qualcun altro a cui devono sovrapporre la loro creatività, c’è almeno un orsetto come premio di consolazione, o dobbiamo trovarci sconfitti dall’intellettuale di turno che dice "eh eh no, l’autore è solo quello che crea dal niente, l’arte è solo quella spontanea, l’opera solo quella coerente e coesa e conclusa nelle unità aristoteliche, eh eh eh, l’intellettuale solo quello con un lampione nel didietro. Eh."

No che non verremo sconfitti. I latini lo sapevano. L’opera è il lavoro, l’arte è l’insieme delle abilità, dei tratti, degli stili che rendono riconoscibile un autore, o un disegnatore attraverso le sue pubblicazioni, i suoi testi, le sue matite. L’opera è lavoro e il lavoro come lo chiamano a Napoli? A fatica. S’ha da faticà. Prestare la propria opera, si dice, le proprie abilità, l’insieme delle proprie capacità alla realizzazione di un fumetto, un comic, un’opera. Aaaah. Come godo a trovare le scappatoie e le possibilità della lingua.

E via, che anche oggi Nerdipidia ha contribuito a fare chiarezza su un argomento già chiaro a tutti, nel delirio di inutilità che contraddistingue ciò che è veramente geniale o veramente imbecille. Arduo decidere, eh ascoltatore?

Beh hai una settimana di tempo, prima che sia di ritorno con la prossima puntata, con un nuovo sproloquio enciclopedico su un’altra definizione di fumetto. Ti aspetto ssia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Perché imparare è bello, ma magari anche no.

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Nerdipidia Puntata 4 - "Autore"


Sempiterni amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, il programma che se non stai attento, alla fine, tra una boiata e l’altra finisce per dire anche delle cose serie. E noi non le vogliamo le cose serie vero? Le antidemocratiche, antiliberali cose serie, che uno insomma lavora sessanta ore al giorno per la collettività, dovrà pur rilassarsi in qualche modo. Ed ecco che per chi non ha una casa grande abbastanza per un bunga bunga c’è la nostra allegra enciclopedia fumettistica che oggi scorre l’indice fino alla voce AUTORE.

Autore. Nome maschile, singolare. Dal latino auctor auctoris, colui che fa, colui che realizza. Nel fumetto come in tutte le forme d’arte, l’autore è l’esecutore materiale dell’opera. In pratica quello che si è fatto tutto il lavoro, mentre tu sei lì che dici eh, ma qui poteva fare così, lì poteva fare cosà, nel pieno del tuo diritto di pubblico con una coscienza critica e senza pezza sotto le ascelle.

Nel linguaggio fumettistico esistono essenzialmente due tipi di autori: l’autore completo, quello cioè che si occupa di tutte e due le anime del fumetto, la sceneggiatura e il disegno, e l’autore incompleto, quello di cui avete perso i pezzi aprendo la scatola dei lego, quindi o scrive le sceneggiature o disegna. Ci si deve accontentà.

Ognuna di queste due forme di vita fumettistica, di queste varianti biologiche della specie autore, ha un sacco di problemi. I primi, quelli che fanno tutto loro, sono preda dello sconforto, della solitudine, della fatica fisica di pensare alla trama, fare lo storyboard, le matite, gli inchiostri, il soggetto e tutto deve tornare e nessuno che ti dà una mano e ah, potessi condividere questa prova con qualcuno. I secondi invece, quelli che fanno vita di coppia, litigano, perché no, non la intendevo così questa scena, ma scusa ma le battute non ci stanno nei balloon, e sei uno scribacchino fallito, taci tu, che fai storte persino le vignette.

Si scherza ovviamente, ma il miracolo del fumetto rimane lì evidente: la fusione di due arti e di due anime comunicative. Non importa se nella testa e nelle mani di un uomo solo o nell’impegno di due artisti in grado di dar vita al prodigio della narrazione fumettistica. Quindi, come diceva Plauto sia lauto all’autore il compenso. Diteglielo agli editori cattivi.

La parola autore, in ambito artistico e fumettistico ha però anche una sfumatura diversa. Non solo serve ad indicare il realizzatore materiale o concettuale dell’opera, ma a volte anche a definirne il genere, il valore, l’impegno. C’è il cinema d’autore, c’è la canzone d’autore e c’è anche il fumetto d’autore. Che, te lo spiego, in pratica è il fumetto quello sì, lui bello, coi contenuti proprio importanti, il capolavorone con dentro la psicologia e la riflessione sulle cose del mondo e della vita.

E allora via alla distinzione tra il fumetto d’autore e quello d’evasione, quello mainstream, quello da poco, quello che non vale tanto quanto. Si è detto di tutto sulla questione e non mi ci invischio, ma sappiate una cosa. Il sindacato degli autori si dissocia da questo uso improprio della parola autore, ma soprattutto ci tiene a ribadire che nessun autore viene maltrattato durante la realizzazione dei fumetti commerciali. Giurin giurello lo fanno di loro spontanea volontà, con il loro bravo talento e la loro brava passione. Chi più chi meno, ovviamente. Ma rassicuratevi, anche nei laboratoir garnier test clinici dimostrano che non serve parlare di mafia o di razzismo per essere autori. Perché voi valete.

Avete capito? Avete acquisito consapevolezza della natura degli autori di fumetto? Bravi, che vi vedo d’accordo e contenti, propositivi, con una luce nuova negli occhi quando pensate a quegli omini che non si vedono ma lavorano per voi appassionati.
Come me, che nel mio piccolo sono autore di Nerdipidia e vi do appuntamento a settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14) per chiacchierare insieme di un’altra definizione fumettistica.

Perché imparare è bello ma magari anche no

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Nerdipidia Puntata 3 - "Strip"


Ammirevoli amici del Garage Ermetico, benvenuti all’appuntamento con il nozionismo becero e definizionista di Nerdipidia, la pillola radiofonica che ti spiega punto per punto i concetti chiave del fumetto e lo fa con la forza, così non ti puoi ribellare. E visto che il tema di oggi sono i Peanuts, la definizione odierna non può che essere STRIP.

Strip. vocabolo inglese che letteralmente vuol dire piccola porzione di carta o di altro materiale sottile. Il verbo, to strip, vuol dire infatti strappare via, o fare a pezzi qualcosa. Da cui, in italiano, striscia, uno dei pochi termini del fumetto che è la traduzione conforme dall’originale conio inglese, pardon, ammericano.

Fumettisticamente parlando la strip è composta da poche vignette, comprese di solito tra tre e sei, in cui si conclude in maniera coerente una scena o una battuta, o comunque una breve unità narrativa, non importa se autoconclusiva o inserita in un arco di storie più ampio. In pratica si tratta ogni volta di uno sketch, una gag, auspicabilmente migliore di quelle di capitan Ventosa o di Max e Tux, per lo meno nel caso delle strip umoristiche.

Eh sì, perché non è mica detto. La strip infatti, oltre che un formato è un genere, ha delle caratteristiche proprie, delle tecniche di composizione e di narrazione che devono rispondere a logiche di brevità e completezza, ha delle esigenze sue, non puoi darla per scontata, trattarla come una pezza da piedi e poi pensare che sia lì per te ad aspettarti, a volerti bene, sempre a disposizione per….no scusate, stavo divagando.

Dicevamo che la strip non è soltanto umoristica, per quanto il suo formato sia perfetto per la battuta fulminea per l’umorismo rapido e la risata quattro salti in padella. Non solo, ma essendo la forma più semplice del fumetto, in qualche modo la sua unità compositiva, è anche il formato in cui la nostra arte preferita si è fatta conoscere da tutti, verso la fine dell’Ottocento. Yellow Kid, Buster Brown, Katzenjammer, Little Nemo e tutte i grandi capolavori degli albori dei comics erano infatti strip.

E proprio come tutti questi pionieri del fumetto, le strip hanno la loro sede privilegiata sui quotidiani, soprattutto nel mondo anglosassone, dove ancora oggi le strisce di successo vengono pubblicate in pagine appositamente dedicate. La vera casa di una strip insomma dovrebbe sempre essere la pagina di un giornale. A meno che il fumettino in questione sia davvero molto brutto. In questo caso la stampa dovrebbe avvenire su carta molto più morbida, disposta su due o più veli, gentilmente arrotolata attorno ad un leggero tubicino di cartone. Perché tutti meritano una possibilità.

Una massima che ha trovato la sua espressione più piena nell’era del web, di internet, dei computers, del 2.0, del 3.0, del world wide e tutte quelle robe lì. Oggigiorno infatti la strip ha anche una seconda abitazione privilegiata su cui però non si paga l’ici, ed è appunto la rete, dove moltissimi autori, dai più scazzoni ai veri geni del pennello o della tavoletta digitale, pubblicano i loro lavori nella speranza del successone, dell’approvazione del pubblico o anche solo di un complimento casuale. L’offerta è talmente strabordante, talmente caotica che ci vorrebbe qualcuno con tanta buona volontà che si prendesse la briga di recensire il meglio di questo immenso materiale e magari proporlo al pubblico con grazia e simpatia. Magari potrebbe farlo per radio e il programma chiamarlo Bookmarks, eh, come i preferiti del vostro computer. Così. Un’idea buttata lì.

E insomma, che vogliate perdervi nelle atmosfere nostalgiche e fanciullesche di Calvin e Hobbes o incazzarvi assieme ai Boondocks, che vi facciano impazzire le sventure degli Sturmtruppen o gli amori di Lupo Alberto, dovete solo scegliere. Maestri e capolavori italiani e internazionali, ce ne sono talmente tanti che dirne qualcuno sarebbe fare un torto a qualcun altro.

La cosa importante è che Nerdipidia oggi vi abbia fatto intuire il miracolo della strip, il suo potere di essere l’unica vera bomba carta, di esplodere in un piccolo prodigio di brevità e narrazione e fatto venire voglia di leggere tante strip.

Io vi aspetto settimana prossima per un’altra definizione fumettistica ragazzi, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Perché imparare è bello, ma magari anche no.


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mercoledì 10 novembre 2010

Nerdipidia Puntata 2 - "Mangaka"


Intrepidi ed appassionati amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia nerd di cui non sentivate il bisogno, ma che non si offende, guarda, e continua nella sua missione di istruirvi sui concetti fondamentali del fumetto, affinché anche voi possiate dirvi esperti dell’arte sequenziale con effetto retroattivo, da molto prima dell’assunzione dei vostri rispettivi incarichi diciamo. Settimana scorsa vi abbiamo infarinato su cosa sia un manga, oggi vi friggiamo in padella con il concetto di Mangaka.

Mangaka. Termine sia maschile che singolare, invariabile al plurale, che significa autore o autrice di fumetti nella lingua giapponese. Stamattina ti sei svegliato con gli occhi a mandorla e hai iniziato a dividere la pagina in vignette iperdinamiche che raccontano una storia fighissima per cui impazziranno migliardilioni di ragazzini della provincia di Domodossola? Complimenti, sei ufficialmente un mangaka o una mangaka.

E qui parrebbe finita. Cioè, cosa vuoi che distingua un mangaka da un comunissimo autore di fumetti, se non la nazionalità? Eh? Eh. E che ci sto a fare qui io, se non a spiegarvi queste cose? Sì, perché in realtà un mangaka è in molti casi sia il disegnatore che l’autore di testi e sceneggiature dei suoi lavori, molto più spesso che in occidente, dove il caso non è certo raro, ma è normale che le due figure siano distinte. Nella terra del sol levante invece il nome di un autore è indissolubilmente legato alle sue opere più famose, che ha partorito in tutte le sue parti creative, e il manga è per lui come un figlio diciamo. Ho visto io coi miei occhi mangaka sgridare tavole originali e mandarle a letto senza cena, o raccomandare a ristampe di andare piano in motorino.

Altra particolarità degli autori giapponesici è l’abitudine a lavorare in team, in quelli che sono tendenzialmente noti come studi, gruppi di lavoro fondati o diretti da mangaka affermati o già avviati, sotto ai quali sgobbano come dei muli giovani apprendisti ed aspiranti stelle del futuro. Questi poveri allievi comandati a scudisciate si occupano di solito degli sfondi, o degli studi, di realizzare particolari del disegno, e in casi eccezionali, di sostituire il maestro quando le scadenze settimanali delle riviste si fanno insostenibili.

Un’altra differenza? I mangaka di successo, quelli che strappano contratti alle case editrici più importanti e finiscono nelle loro scuderie, diventan famosi. Ah ah ah, no, non ridete, per davvero. Famosissimi. Delle superstar. Proprio come da noi. L’avreste detto? Per davvero. Interviste, notizie sui giornali, bagni di folla, serie animate, merchandising. Che poi i proventi spesso vadano ai potentissimi editori è un altro discorso. Fama e gloria per i fumettisti. Non è fantascienza.

Akira Toriyama, Rumiko Takahashi, Eichiiro Oda, Go Nagai, Masashi Kishimoto, Masakatsu Katsura, sono solo alcuni dei nomi del passato e del presente che hanno goduto di questa notorietà, della passione dell’intera società giapponese per i manga e i loro realizzatori, del tributo e del rispetto che questo popolo spesso concede ai suoi mangaka. E nessuno di loro ha tentato di diventare presidente del consiglio. Pensa te che gente strana ‘sti giapponesi.

In ultimo un tributo forse al più importante mangaka di tutti i tempi, l’uomo che li ha esportati, ricreati, rivalutati, accresciuti e rigenerati con la sua opera: Osamu Tezuka, che ha scritto storie indimenticabili e affascinanti, dimostrando al mondo intero la sensibilità, la grazia, la profondità con cui i manga giapponesi sanno affrontare temi importanti pur rimanendo nel mondo della fantasia e dell’avventura. E dopo Tezuka, un grazie anche a Kazushi Hagiwara, autore di Bastard!!! Che ha dimostrato al mondo che l’unico modo di rendere un manga un successo planetario se non sai scrivere le storie è disegnare tette sempre più grandi a ogni numero che passa.

E con queste due gloriose figure simboliche direi che ora sapete tutto sui mangaka. Un pozzo di scienza siete diventati. Claudio vi dà appuntamento a settimana prossima con una nuova pagina di Nerdipidia, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Perché imparare è bello, ma magari anche no.


Ascolta la puntata :

Nerdipidia Puntata 1 - "Manga"




Amici del Garage Ermetico, ma soprattutto nemici del Garage Ermetico, benvenuti su Nerdipidia, la vostra risorsa radiofonica di nozioni fondamentali sul mondo del fumetto, in rigoroso ordine non alfabetico. Lo so, lo so, speravate di esservi liberati di noi assieme a Bookmarks, come ci si libera di un’unghia incarnita amputandosi un dito, e invece siamo tornati, e questa volta siamo qui per colmare le vostre lacune, infondere in voi la scienza, espandere i vostri orizzonti e mantenere alto il vostro livello di betacarotene, per un’abbronzatura che resiste, perché Nerdipidia è l’enciclopedia nerd che rispetta il tuo personale ph.

L’argomento della puntata di oggi è il manga.
Manga. Nome comune, maschile singolare, invariabile, ovvero che rimane inalterato al plurale. Un manga\due manga, e non due manghi. Occhio eh.
In lingua giapponese la parola Manga è composta dai termini Man-ga che significano immagini in movimento. La parola viene usata in patria per identificare ogni genere di fumetto, mentre nel resto del mondo indica solo i fumetti prodotti in Giappone.
Cosa che crea non pochi problemi. Una volta infatti ho tentato di spiegare ad un combattivo signore di Osaka che Tex, Zagor e Dylan Dog non sono dei manga. Ma niente non c’è stato verso.

Per noi italiani è Manga tutto ciò che è fumetto e che è giapponese. I manga sono di molti generi orientati a settori di pubblico precisi, come gli shoujo, romantici per le ragazzine, gli shonen, di combattimento per i maschietti adolescenti e giovinotti, o i cinepanettonen, per gli imbecilli di tutte le età. In patria i manga sono per lo più seriali, escono a puntate settimanali su riviste di settore, la più famosa delle quali è sicuramente Weekly Jump, edita da Shueisha, la più importante casa editrice dell’universo Manga. Successivamente all’edizione in rivista, gli episodi vengono raccolti in volumetti detti tankobon, forse il vero oggetto del collezionismo maniacale scatenato spesso dai Manga. Aspetto, questo, da tempo previsto in Italia, in cui i collezionisti sono soliti comunicare da prima dello sbarco del fumetto giapponese con le espressioni celo, celo, celo, manga.

Dalle nostre parti si inizia a parlare di manga verso la fine degli anni settanta, quando arrivano sulle tv private i primi cartoni animati giapponesi, tratti appunto dai fumetti. E scoppia una polemica che rischia di mettere in esilio sin dall’esordio il manga in Italia. Perché secondo gli antenati dell’odierno Moige le storie le scrivono computer senza cervello, sono piene di violenza disgustosa ed ammiccamenti erotici. Ed è tutto vero. Infatti ogni volta che vedo una puntata di Studio Aperto mi domando da quale manga sia tratto. In Giappone invece i manga sono una cosa seria, letti da gente di tutte le età e condizione sociale, apprezzati dalla cultura ufficiale e con pari dignità di ogni altra forma d’arte. Proprio uguale come in Italia dove invece sono letti soprattutto ad Ascoli, Torino e Siena, perché i manga sono quasi sempre in bianco e nero.

Personalità fondamentale per capire i Manga è Osamu Tezuka, l’autore che, grazie a capolavori come Astroboy o Kimba il leone bianco, li ha resi famosi nel mondo dal dopoguerra in poi, influenzando l’immaginario collettivo al punto da essere soprannominato il Dio dei Manga. In realtà il motivo vero è che il volto di Tezuka compariva spessissimo negli intricati ghirigori dei piatti di spaghetti giapponesi, facendo gridare al miracolo delle stigmate con le statuette della principessa Zaffiro che piangono sangue. Ma Papa Ratzinger (famoso personaggio di Go Nagai, padre dei robottoni, che ha annunciato il sequel il Grande Ratzinger) e il sant’uffizio mantengono posizioni di grande moderazione sull’argomento.

Bene, direi che adesso sapete tutto ciò che di fondamentale c’è da sapere sui manga. Nerdipidia vi dà appuntamento a settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Mi raccomando, alla prossima puntata, perché imparare è bello, ma magari anche no.

Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 80 - Girl Genius


Tenaci ascoltatori del Garage Ermetico, benvenuti a questa specialissima puntata di Bookmarks, la pillola radiofonica che ti scippa il portafoglio ma ti riempie le tasche delle migliori web-strip della rete. E se sei al verde hai quasi fatto un affare. Se non lo sapevate, lo saprete tra poco, e cioè adesso: questa è l’ultima puntata di questa stagione di successi che anche noi abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere, una triplete di stupidaggini e di fumetti da regalare alle vostre avide pupille di lettori.

E tanto per tenerci in fondo la coppa campioni delle web-strip, oggi c’è un titolo da recensire che mi sono tenuto nel cassetto proprio per questa occasione speciale, una delle cose più fighe che si possano trovare nella rete e uno dei comics più belli che ci siano da leggere in assoluto.

Esiste un mondo in cui le persone si dividono in due grandi gruppi: gente normale, con capacità normali, vite magari anche strane, avventurose, ma pur sempre normali, e gli Spark, esseri umani superiori per nascita, che posseggono la scintilla. Ispirazione innata, potere soprannaturale, misterioso meccanismo genetico? Non importa. Fatto sta che gli Spark sono dei geni naturali, in grado di fare quasi qualunque cosa.

Grazie all’hyperfocus, una specie di trance creativa in cui possono cadere a volontà, sono posseduti dalla conoscenza e riescono a risolvere quasi qualunque problema scientifico o tecnologico, si trasformano in veri e propri scienziati pazzi, perdendo ogni sorta di razionalità e cedendo ad una follia creativa incontrollata. Quando uno Spark cade in hyperfocus nulla è impossibile.

Visto che si tratta di una qualità ereditaria, gli Spark appartengono spesso a lignaggi familiari. E visto che gli Spark sono spesso venerati come eroi, riveriti come re, mantenuti come divinità dalla gente comune, nascono rivalità di decenni tra queste famiglie, che si combattono per la supremazia a colpi di geniali invenzioni e impossibilità scientifiche. Ovvio che ci siano buoni e cattivi e che tra i buoni ci sia la nostra eroina.

Agatha, capello biondo ed occhialoni da nerd, appartiene alla nobile famiglia degli Heterodyne, ed è una potentissima Spark, una di quelle in cui la scintilla è più pura e più forte. Affidata in tenera età a dei tutori, non ha saputo nulla del suo destino fino alle soglie dell’adolescenza, quando i suoi poteri si sono manifestati ed ha inventato il suo primo automa autosufficiente, ed ora gira il mondo continuando la crociata degli Heterodyne: usare il potere della scintilla per fare giustizia, risolvere problemi, salvare innocenti, eccetera eccetera eccetera.

Peccato ovviamente che di torti da sanare ce ne siano molti, che gli Spark avversari, più egoisti e meno preoccupati della sorte altrui siano sempre pronti a metterle i bastoni fra le ruote, e che in giro ci sia l’Altro, uno scienziato misterioso e potentissimo, il terrore della vecchia Europa, ormai devastata dalla sua cieca follia ingegneristica. Riuscirà Agatha a fare davvero chiarezza sul suo passato e a portare a compimento il destino della sua famiglia?

Per scoprirlo ci toccherà leggere Girl Genius, questo capolavoro del fumetto steampunk scritto e disegnato dai coniugi Phil e Kaja Foglio. Girl Genius è avventura a colpi di genialità, ritmo serrato, fantascienza allo stato puro e ambientazioni settecentesche, umorismo allucinato e libertà creativa, tutto frullato insieme in una trama avvincente che si svela poco a poco, facendoci letteralmente innamorare della capricciosa, tenera, brillante, prepotente e coraggiosa Agatha, un personaggio veramente adorabile.

Lo stile di disegno è curatissimo nei particolari, dal tratto superdinamico che mescola suggestioni manga e puro stile comics, in pagine coloratissime e ricchissime che rendono con grandissima vivezza un immaginario di creature, invenzioni, macchinari e paesaggi assolutamente imprevedibili.

Bello da vedere, splendido nella sua varietà narrativa e geniale tanto nel titolo quanto nell’idea di base, questo gioiello prezioso, votato dai cartoonist del web come miglior fumetto 2008 e più volte candidato agli Eisner, lo trovate all’indirizzo www.girlgeniusonline.com, un sito che davvero non può mancare tra i vostri preferiti.

E via, che siamo al momento dei saluti finali. Qui in redazione, lo staff di Bookmarks inscatola tutto e si prepara a partire per le vacanze, non prima di avervi ricordato che le nostre vecchie puntate le trovate sul sito ztrudel.blogspot.com, dove continueremo a farvi compagnia con decinaia di web-strip recensite per voi.

Io ringrazio Andrea Antonazzo, Laura Pasotti e Francesco Matteuzzi, ovvero le voci e le menti del Garage Ermetico, per la passione, l’amicizia, l’incoscienza di avermi voluto con loro. Grazie al capo e al papà di Bookmarks, Davide "Curioso" Morando, per tutto quanto e a voi che ci avete ascoltato e ci state ascoltando. A risentirci, chissà, presto o tardi. L’importante è che voi tutti leggiate tante strip.

Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 79 - Wigu


Esigenti ma entusiasti ascoltatori del Garage Ermetico, bentornati a Bookmarks, la pillola radiofonica sulle web-strip durante la quale sarà meglio che stiate attenti, o qualcuno potrebbe comprarvi una casa a vostra insaputa mentre siete distratti dall’ascolto della puntata di oggi. E’ inutile che mi guardate male attraverso la radio, son cose che succedono.

Ma via, su, lasciamo perdere questi eventi così verisimili, queste preoccupazioni così vive e quotidiane, questi timori così presenti nella vita di tutti noi ed occupiamoci invece del fumetto che vi presentiamo oggi, un fumetto che funziona un po’ come il cervello di un ministro delle attività produttive: parte dalla realtà, ma arriva ben presto alle cazzate più fantasiose. La differenza è che qui ci si diverte.

Iniziamo dal titolo, che è anche il nome del protagonista di oggi. La strip si chiama Wigu, sigla che in inglese sta per when I grow up, cioè, una cosa tipo quando sarò grande. Wigu è un ragazzino di otto anni, che sembra uguale a tanti altri e invece è un tipo decisamente particolare. Facciamo la sua conoscenza il primo giorno di scuola. Wigu ha paura dell’autobus, ma nessuno in famiglia può portarlo a scuola. Tanto per iniziare con il piede giusto, salta le lezioni il primo giorno e, rimanendo a casa, ci dà l’occasione di conoscere meglio la sua strampalata famiglia.

La sua depressa sorella sedicenne Paisley ha fatto sega anche lei. E in tutta la sua estetica dark ed alternativa, con il piercing alla lingua e i capelli sempre colorati e cangianti, trascina il povero Wigu in un suo progetto teatrale moooooolto indipendente.

Anche papà non è al lavoro come i banali padri degli altri bambini. Quincy infatti è incredibilmente figo. E’ di mezza età ma ha un fisico da culturista, si alza tutti i giorni dopo mezzogiorno, lavora a casa e fa il compositore di colonne sonore per film vietati ai minori di diciotto anni. E non perché troppo violenti…oddio…a volte anche.

Mamma invece è in ufficio. Mamma non ha mai tempo per niente, perché quando non è in ufficio si lamenta di qualcosa. Quando non è in ufficio e non si lamenta, mamma guarda la televisione. E non risponde mai alle domande di nessuno perché le fanno perdere tempo e la distraggono dai talk show.

Una famiglia normale i Tinkle, non vi pare? Sì? No? Boh..certamente nella loro normalità sono dei begli originaloni, e Wigu, che è apparentemente il più tranquillo e giusto di casa, non è da meno, con la sua curiosità decisamente discutibile ed i suoi interessi troppo adulti per un bimbo, con le sue fobie inspiegabili e la fervida fantasia che lo accompagna. In particolare Wigu è amico di un po’ di personaggi della sua serie televisiva preferita, di una principessa, di un’eroica patata e di un cane sceriffo che incontra nei suoi sogni…solo che il confine tra sogno e realtà non è sempre nettissimo ed ecco che si sconfina nell’assurdo.

Assurdo come l’umorismo nonsense dell’autore Jeffrey Rowland, che fa vivere a Wigu e alla famiglia Tinkle ogni genere di avventura, per nulla preoccupato del fatto che gli eventi siano sensati o meno. L’importante è avere la scusa per fare interagire questi quattro caratteri fortissimi, perfettamente delineati nella loro esagerazione caricaturale, che disegnano una famiglia allucinante, ma non così lontana dalle famiglie americane post-hippie.

Tagliente e inaspettato, con uno stile di disegno volutamente disordinato ed impreciso, proprio da situazione figlio dei fiori sfigato e pressapochista, Rowland è divertente e bravo nel seguire l’ispirazione del momento, correre dietro alle peggiori o migliori vaccate che gli vengono in mente e non avere vergogna di farci una avventurosa, folle web-strip.

Web-strip che trovate all’indirizzo www.wigucomics.com e che vi consigliamo di andarvi a vedere. Così come vi raccomandiamo caldamente di continuare a seguirci sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Crescete sani e forti, bambini, ma soprattutto, leggete tante strip.


Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 78 - The ride home


Apprezzatissimi ascoltatori del Garage Ermetico, ben trovati quest’oggi ad una nuovissima puntata di Bookmarks, la pillola radiofonica che sbeffeggia i potenti e si schiera con i più deboli. E chi è più debole, insomma, degli autori di web-strip, un intero popolo di personaggi quasi mai pagati che si sacrificano nella penombra notturna dei loro personal computer, rinunciano per voi lettori al loro sonno e al loro tempo libero e magari nemmeno riescono a raggiungervi, a farsi riconoscere.

Per fortuna noi della redazione abbiamo occhi ed orecchie attenti, andiamo a caccia di questo artisti bistrattati, selezioniamo il loro piccoli capolavori e ve li raccontiamo come possiamo. La strip di oggi ha un personaggio che un po’ ricorda un autore di web-strip. E’ invisibile, timido, remissivo, ma utilissimo e di grande talento. Si chiama Nodo ed è uno gnomo delle automobili.

Se non sapete cos’è, farete meglio a guardare bene la prossima volta che entrate nella vostra macchinina. Di solito stanno sui tappetini, sotto i sedili anteriori. Non si fanno vedere e anche se fossero in bella vista sarebbero difficili da notare. A meno che voi non siate un gatto, un micio irrequieto come quello che si mette ad inseguire un bel giorno il povero Nodo, mentre fa le pulizie come suo dovere. Il malefico gattaccio lo insegue per tutta la macchina dei suoi padroni, finché Nodo non casca fuori dal finestrino.

Ed è così che il nostro gnomo delle automobili, che non ha mai lasciato l’abitacolo della sua vettura in vita sua, si trova perduto in una grande città, con l’unico desiderio di tornare a casa. Scoprirà che il mondo è immenso, minaccioso ma anche capace di splendide sorprese, farà la conoscenza di decine e decine di spiriti come lui, che animano invisibili agli occhi umani le strade, i ponti, le fogne, i parchi delle nostre città.
Alcuni di loro lo aiuteranno, altri cercheranno di ostacolarlo, oppure di sfruttare la sua ingenuità a loro vantaggio.

Farà anche i conti con le sue radici gnomesche, cercando di far capire ai suoi simili che ancora vivono a contatto con la natura, che non tutti gli umani sono orridi esseri giganti che compiono soprusi e malefatte, e imparerà un sacco di cose su se stesso, come succede solo durante i viaggi avventurosi. Voci non confermate sostengono anche che troverà l’amore. Ma queste sono cose che si scoprono solo leggendo.

Sì, mi avete sgamato. Per una volta non vi propongo una web-strip comica e mi faccio intenerire da questo fumetto americano teneramente avventuroso, dai temi fantasiosi e sognanti e dalle atmosfere genuinamente romantiche.

Quella di nodo è la più classica delle favole, basata sul più classico dei desideri: tornare a casa. E un po’ come per la piccola Dorothy del Mago di Oz si tratta di un viaggio di formazione e di scoperta, di crescita e di maturazione, che ti rimanda a destinazione cambiato, si spera in meglio.

Il titolo di questo fumetto che potete leggere nei suoi sette lunghi capitoli è The ride home, cioè, il passaggio a casa, o la corsa verso casa. Dentro ci troverete i temi più disparati: l’amore e l’avventura, ma anche l’ecologia, la critica sociale, la nostalgia per la semplicità e per la genuinità delle persone, e un’innocenza perduta che Nodo conserva e difende, pur imparando a tirar fuori le unghie quando serve.

Confezionata in un bianco e nero pulito e dal tratto pieno e gradevole dall’autore Joey Wieser, risale al biennio 2005-2006. Peccato che manchi una traduzione dall’inglese, perché sarebbe una lettura perfetta per i vostri bimbi, se ne avete. Voi però non fatevi scoraggiare e godetevi la fiaba di The Ride Home all’indirizzo www.tragic-planet.com
Il sito che ospita anche altri interessanti lavori di Wieser, che vi consigliamo di scoprire da soli.

Altro consiglio: seguiteci settimana prossima, come tutte le settimane, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buon ritorno a casa, Gente. Leggete tante strip.


Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 77 - SuperBabbo


Cari amici del Garage Ermetico, questa settimana vi vedo meglio della scorsa, più pimpanti, più contenti, più felici. Ma probabilmente mi sbaglio io, a meno che non abbiate fatto una velocissima vacanza in Grecia ed abbiate deciso che tutto sommato, vedrai, va ancora abbastanza bene così, meglio non lamentarsi di come vanno le cose, che la fortuna è cieca ma la crisi monetaria ci vede benissimo.

Sta di fatto che noi restiamo saldi al timone e siamo qui anche questa settimana che avete visto come ha piovuto, governo ladro e partito padronale, ma la vostra web-strip non ve la negheremo di certo, perché a noi di Bookmarks le intemperie ci fanno un baffo, cavoli.

Un po’ come al protagonista della serie di oggi, un uomo tutto d’un pezzo, uno di quelli che li han fatti ed hanno buttato via lo stampino. Sui sessant’anni, pelato, con un bel paio di baffoni, tanta energia, tanto entusiasmo ed una malsana passione per il bricolage. Stiamo parlando del SuperBabbo.

Il SuperBabbo è un padre di famiglia di quelli terrorizzanti, che in casa fanno tutto loro, cambiano le guarnizioni, smontano i mobili, carteggiano gli scuri ed installano le caldaie. Uno di quei papà spesso chiusi nel loro laboratorio di falegname o con un trapano in mano, alla caccia di magagne casalinghe da sistemare o da provocare, per poi avere la scusa di mettersi a lavorare. Li avete presente? Sì? No?

Non importa, perché di sicuro un padre così lo ha presente il buon Borga, autore di SuperBabbo. E infatti, torturato delle intemperanze di un padre malato del fai da te, svegliato per anni alle cinque dal suono di un black & decker o dai risonanti colpi di un tassello piantato nella parete in muratura della sua stanza, ha deciso di raccontarci le mitiche gesta del suo anziano genitore, del suo delirio di onnipotenza aggiustatrice, delle sue folli pretese quando chiama un tecnico, perché ovviamente lui saprebbe come fare, anche meglio dell’antennista, dell’idraulico e del muratore di turno, ma l’età a volte si impone, e allora per cambiare le tegole sul tetto è meglio chiamare qualcuno, ma che faccia come dico io, porco giuda.

Il povero figliolo Borga non è il solo a subire il carisma avvitatore di Superbabbo. Ecco infatti Madrecoraggio, una donna in odore di santità, una a cui dovrebbero dare una laurea ad honorem in medicina di primo soccorso e rianimazione, nonché un nobel per la pace, visto lo stoicismo con cui sopporta i mille disastri ed i rischiosi esperimenti ingegneristici del Superbabbo.

Con uno stile di disegno disneyano e caricaturale, i suoi post lunghi ed a colori ed una comicità autobiografica in cui tutti i figlioli con un padre volitivo potranno immedesimarsi facilmente, SuperBabbo non è tanto una strip, quanto un vero e proprio blog a fumetti, in cui le vignette sono accompagnate dagli spassosissimi racconti di Borga, abilissimo nel rendere gli eventi quotidiani un altro capitolo delle leggendarie cronache del Superbabbo.

Che abbiate avuto o no modo di vergognarvi o essere fieri del vostro padre aspirante tuttofare, il consiglio per voi è dunque quello di navigare fino al sito superbabbo.iobloggo.com , e farvi quattro risate tra la compassione per le viti spanate ed il timore per l’ennesima mensola da appendere.

Noi vi si aspetta qui, sull’isola di Calipso o alla corte della Maga Circe, che pare che non sia il caso di darsi troppa pena di tornare ad Itaca, adesso come adesso…ne riparliamo magari fra dieci anni. Appuntamento settimana prossima per una nuova web-strip sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Barra a dritta e leggete tante strip.

Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 76 - Mazzate


Dirlindoni amici del Garage Ermetico, il lungo inverno è finito, il grande freddo è alle spalle, le giornate buie sono un ricordo e potete veleggiare verso l’afa e le zanzare e le scottature a scottadito che contraddistinguono le estati italiane. Ma non preoccupatevi: anche se vi tormentano le domande sulla natura del riscaldamento globale e sulle dimensioni del conseguente calorifero globale o della temutissima bolletta del gas globale, Bookmarks è con voi anche questa settimana per deliziarvi con una nuovissima web-strip.

Inesatto: non una sola web-strip, ma un’intera abbuffata, un sito su cui si trova qualcosa come una ventina di diversi titoli, fra cui adesso tentiamo di fare ordine, partendo dall’inizio. Il sito in questione è www.mazzate.com, contenitore di idee, articoli, immagini, ed infine fumetti, creati apposta per voi dalla fantomatica Squadra Cazzate, tre personaggi di cui non sappiamo il nome.

Dicevamo della sezione fumetti, un vero e proprio archivio di boiate disegnate e scritte, tra cui ci sono alcune serie davvero carine a cui vi consiglio di dare un’occhiata.

Prima di tutto c’è Cronache Mazzate, una storia lunga di più di novanta pagine. Ambientazione fantasy, in stile presa in giro dei giochi di ruolo, narra le gesta di un demone sfigato di nome Sphirinx, costretto a far piani per conquistare il mondo in una stanza vuota abitata da lui e da due peluche, finché un giorno l’incantesimo di un mago non lo evoca nel mondo materiale assieme al suo collega, il Demone delle mazzate. Il mago fa una brutta fine, Sphirinx fa amicizia con il signor mazzate e si trova, da sfigato, a leader dell’esercito dello stregone. Quali imprese compirà l’idiota?

Non si sa. Quello che si sa certamente invece è come vanno a finire le strip della Striscia proletaria. Una striscia talmente "fedele alla linea", talmente dalla parte dei poveri che è sempre uguale. Sempre. Almeno nei disegni. Sempre le solite tre vignette in cui il Compagno Makoto ed il Compagno Domingo parlano tra loro. Il finale è a sorpresa. Infatti è sempre uguale. Andate a scoprire qual è.

Poi non potete farvi mancare le mirabolanti avventure degli animaletti del Bosco delle minchiate, una strip il cui tenore si immagina sin dal titolo, e in cui bestiole disegnate da un bambino di quattro anni gestiscono i loro affari quotidiani in un mondo assolutamente privo di senso, in cui l’elefante sproloquia col lombrico perché la sua spesa è stata rubata dal dottor Fuffenstein, mentre guidava un asteroide con una scimmia ubriaca spaziale. Per dire.

Sempre in tema di animali c’è poi la coppia di Kira e Cucciolo, due cani che si amano, poi si odiano, poi si amano quando dovrebbero odiarsi e invece si stanno sulle palle quando non ce n’è motivo. Cucciolo ama Kira, che non si capisce se ricambi o si diverta semplicemente a torturarlo. Di certo Cucciolo non fa quasi mai una bella fine ed i dialoghi tra i due sono sempre taglienti quanto basta.

E poi c’è la vita di paramecio e ameba, ci sono i lombrichi negli abissi, c’è la dura vita dei sassi, ovvero ironia e battute fra Sasso e Ciottolo, e una serie di strip brevi o lunghe, di idee tutte strampalate, tra cui ci sono cose apprezzabili come anche roba abbastanza inutile. Tutte molto diverse tra loro per tratto, stile, atmosfera ed idea di base.

Si passa dalla narrazione di ampio respiro, con disegni quasi curati e idee grafiche interessanti di Cronache mazzate, alla trovata da copincolla di Striscia Proletaria, dalle strip stilizzate a lavori volutamente dilettanteschi. Soprattutto ci sono testi inusuali, spesso molto lunghi, a volte anche un po’ difficili da seguire e , nelle storie più strutturate, con un linguaggio persino ricercato.

Insomma, troppa roba per spiegarla tutta. Non mi resta che indirizzarvi al sito www.mazzate.com in maniera che anche voi possiate farvi un’idea e scegliere quello che più vi piace tra le molte offerte a disposizione sul sito della Squadra cazzate. Sono sicuro che rimarrete disorientati come me, ma, alla fine, qualcosa di interessante lo troverete senz’altro.

A settimana prossima, cari ragazzi, per una nuova puntata di Bookmarks sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buona confusione a tutti e leggete tante strip.


Ascolta la puntata :

martedì 9 novembre 2010

Bookmarks Puntata 75 - Wulff Morgenthaler


Informatissimi amici del Garage Ermetico, ben trovati e bentornati al crocevia di tutte le puntate del vostro programma radiofonico preferito, al momento in cui le rassicuranti e competenti voci di Laura ed Andrea lasciano il posto a Bookmarks, cinque minuti della vostra vita che nessuno vi restituirà mai. Se non altro, come ogni settimana, vi lasceremo in dono una simpaticissima e divertentissima web-strip.

Oh, dunque, quest’oggi sono proprio contento, perché la strip di oggi, oltre ad essere davvero splendida, è anche una delle pochissime tra tutte quelle che vi abbiamo raccontato, a riuscire ad essere pubblicata là dove tutte le strip dovrebbero stare, ovvero sulle pagine di un quotidiano.

Correva infatti l’anno 2001 quando una simpatica testata giornalistica indiceva un altrettanto simpatico concorso. Due giovani e anche loro simpatici ragazzi rispondevano all’appello con entusiasmo, mandavano delle vignette, venivano scelti e pubblicati da questo giornale. E lo sono tutt’ora, pensate, dal 2001. Insomma, fantastico, due sconosciuti che, grazie solo ed esclusivamente al loro talento, riconosciuto e valorizzato dall’editoria, oggi hanno un grande successo. Avrete già capito che questa storia non è ambientata in Italia.

Infatti la strip di oggi ha per autori il buon Mikel Wulff e Andreas Mogenthaler, rispettivamente ai testi e ai disegni della strip che, a dir poco, deve il proprio titolo ai cognomi dei suoi autori e si chiama infatti Wulffmorgenthaler. Pubblicata con testi in inglese sul quotidiano nazionale danese Politiken, questa strip è intelligente, brillante, divertente e fulminante.

Fulminante perché si sviluppa quasi sempre su di una sola ampia vignetta, piena di particolari ma rapidissima da leggere, in cui sono inclusi tutti i particolari della situazione. Ed in quel singolo momento, da una sola efficace immagine, scaturisce di solito un momento comico esplosivo e di grandissimo acume.

Ci vuole talento, per far ridere così tanto senza neanche il minimo sindacale di sviluppo narrativo, con poche parole a dipingere una situazione generale e ancora meno per le battute dei personaggi. Eppure è questa la forma di moltissime strip di Wulffmorgenthaler, che ha nella brevità una delle sue armi più efficaci e sorprendenti.

Altra componente importante sono i temi trattati. Cioè tutti. Gli autori si sbizzarriscono, godendo di una libertà creativa assoluta. Viaggiano nel tempo per svelarci i segreti delle vite di personaggi storici o letterari (Einstein faceva fisica solo per rimorchiare, lo sapevate?), dipingono la realtà nelle loro contraddizioni, ci raccontano i dubbi esistenziali dei pini marittimi e delle banane sulle bancarelle.

Politica, religione, economia domestica, ecologia, acqua sole ghiaccio e seltz, non c’è limite alle vittime della comicità di Wulff e Morgenthaler, che mettono sempre in scena il loro inguaribile pessimismo, uno sguardo sempre amaro e pungente sulle cose della vita, pronto a mostrarci l’inaspettato, a svelare la malizia dietro a ciò che sembra innocente, e invece vedrai…eh eh eh…non ci avevi pensato eh, un’altra volta starai più attento.

Il tutto accompagnato dal tratto sconnesso e sbilenco di Morgenthaler, che ha uno stile caricaturale di quelli grotteschi e cattivi, in cui tutti sono un po’ più brutti per far ridere di più e che ricorda ogni tanto le animazioni di Mucca e Pollo, la serie di Cartoon Network

E a proposito di cartoni, Wulffmorgentaler ha anche una versione animata, ebbene sì, prodotta e trasmessa da Mtv Europe, già da qualche anno. A me non è parso di vederla da noi, ma se cercate su youtube qualcosa trovate.

Allora, orecchie bene aperte perché stavolta è difficile: per fare entrare questa strip direttamente nella vostra top ten dei fumetti in rete, dovete andare sul sito wulff con due effe morgen, senza acca dopo la g, thaler, con la h dopo la t, punto com. Ci siamo? www.wulffmorgenthaler.com . Se proprio non riuscite troverete il link, come al solito, sul blog del Garage Ermetico

Se poi riuscite a riprendervi dalla faticata, settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14) con tante proposte per voi.

Buon corso di danese ragazzi, leggete tante strip!

Ascolta la puntata :

Bookmarks Puntata 74 - Supporto Buongiorno


Saporitissimi amici del Garage Ermetico, abbiamo l’acqua alla gola, da questa parti.
Un po’ l’ultima settimana di lavoro per la mia tesi di laurea, un po’ anche questa stagione del Garage che velocemente volge al termine, un po’ le forze dell’imperatore delle tenebre ed i robot dei Mikenes che ormai minacciano da vicino la fortezza delle scienze. Che tra l’altro non so se avete letto, ma c’è in ballo un casino coi passaporti, pare che Alcor di Goldrake in realtà abbia dato dei documenti falsi e sia in realtà Koji Kabuto. La procura indaga anche sul coinvolgimento di Massimo Moratti.

E insomma sta di fatto che in questo periodo che c’è crisi anche economica, che lavoro ne abbiamo un po’ sì un po’ no, la tiritera costante in bocca a chi giustamente si lamenta, è quella dei giovani laureati che finiscono a lavorare sfruttati nel call center. L’avete sentito anche voi? Io l’ho sentito. E Bookmarks, il programma sulle web strip più imitato d’Italia, è sempre sul pezzo, sempre sulla notizia.

Infatti la strip di oggi si intitola nientemeno che Supporto Buongiorno. Avete presente quando il modem non funziona e non sapete cosa fare? Quando il pc che avete appena comprato ha mille periferiche che voi non sapete installare? Avete presente quando d’improvviso il vostro monitor salta, non da segni di vita, se non una lucina lampeggiante sinistramente rossa in basso a destra? In quei casi lì, chiamerete un numerino magico, quello dell’assistenza e vi risponderà una vocina di operatore con la frase “supporto, buongiorno”.

Se sarete fortunati la vocina in questione potrebbe essere quella del milanese Gabriele Caprari. Giovane informatico che risolve i problemi di rete, di hardware e software di migliaia di persone, Gabriele ha la passionaccia del fumetto, e sulla sua pagina di Open Shockdom riversa intere giornate di lavoro, scegliendo i clienti più fastidiosi, le telefonate più assurde, le conversazioni più irritanti eppure divertenti.

Tre o quattro vignette che ritraggono il buon Gabriele durante le sue mansioni via telefono, fatte di tanta tantissima pazienza, di braccia che cadono, di espressioni incredule e di quotidiane frustrazioni. Perché c’è sempre quel cliente che non legge le istruzioni prima di chiamarti e va nel panico per nulla e ti fa perdere tempo, o quello che non ti ascolta quando parli, mannaggia a lui, che tu vorresti aiutarlo e lui niente, testone, o quello che proprio non capisce e tu vorresti mangiartelo attraverso la cornetta.

Supporto Buongiorno è questa cosa qui: una collezione delle chiamate più divertenti (col senno di poi) che giungono sul posto di lavoro di Gabriele. Avete presente il tormentone web delle lettere più strane del mitico settimanale Cioè, in cui ragazzine adolescenti piuttosto confuse chiedevano se si può rimanere incinte dopo un bacio e se il ciclo è meglio averlo a diciotto o ventuno rapporti? Ecco, qualcosa di simile e di altrettanto divertente lo trovate al sito shockdom.com/open/gabville, dove dovete correre subito a farvi quattro risate con Supporto Buongiorno e Gabriele Caprari.

Noi nel frattempo vi diamo appuntamento tra sette giorni sette, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Se non riuscite ad accedere chiamate l’assistenza e poi leggete tante strip.


Ascolta la puntata :