sabato 13 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 53 - 1 Ottobre 2009



Sììì, che bello tornare al lavoro dopo le vacanze. Basta, basta con tutto quel relax, con tutto quel sole, con tutto quel divertimento, non ne potevo proprio più. Non vedevo l’ora di rientrare nella redazione, col suo familiare e rassicurante puzzo di piedi che viene dalla sala delle fotocopie, il Capo che sbraita con gli stagisti e gli stagisti che si fotocopiano gli alluci. L’entusiasmo vola, vola alto come un deltaplano di marmo di Carrara.

Cosa mi consola? Ritrovare voi, affezionati ascoltatori del Garage Ermetico, e sapere che Bookmarks è qui per rendervi un fondamentale servizio: riempire i preferiti del vostro browser di splendide web-strip. Quindi ecco che ritrovo la consueta posizione sulla mia poltrona girevole e vado a presentarvi il primo fumetto di questa terza meravigliosa stagione del nostro programma.

Tanto per solleticare il vostro palato di stripparoli, quest’oggi vi parlerò di un autore particolarissimo, un giovanissimo fumettaro di nome Simone Albrigi, in arte Sio, che qualcuno ha definito “l’artista meno sensato e più assurdo del panorama web italiano”. Ne volete una prova? La sua pagina, ospitata dall’ormai mitica piattaforma Shockdom, si chiama Scottecs Comics. Vi vedo che ridete, che fate sì con la testa. Ah ah…Scottecs, come la carta igienica, ecco perché è assurdo. Piano, fatemi finire.

Dicevo che la pagina si chiama Scottecs Comics e prende il nome dal personaggio principale dell’universo di Sio, L’uomo Scottecs, un rotolo di carta igienica che di mestiere fa il supereroe. L’assurdo è che su Scottecs Comics l’Uomo Scottecs non ce lo trovate se non in comparsate sporadiche. Sio infatti pubblica le avventure del suo eroe su carta, in volumi sempre editi da Shockdom, ma non sul web. Un genio vero? Scottecs comics, senza Scottecs. Questo è dadaismo.

Si impone un’avvertenza per tutti coloro che potrebbero non condividere il mio entusiasmo e che invece si sentono vagamente truffati: su Scottecs comics c’è un sacco di altra roba. Perché Sio è un vulcano di creatività, partorisce le sue strip ad un ritmo mostruoso che per molto tempo si è mantenuto addirittura quotidiano. E soprattutto ha un’idea dietro l’altra, talmente improvvise e rapide che nemmeno lui riesce a starci dietro ed ogni tanto lo vediamo lamentarsi e chiedersi “perché inizio in continuazione nuove serie?” Il risultato è che Scottecs comics, negli ormai quattro anni di attività di Simone, è diventato un immenso contenitore di spunti, serie strampalate, titoli sempre diversi, personaggi ricorrenti e non, saghe infinite e vignette autoconclusive.

Sio, che oltre che essere pazzo è modesto, dice di non saper disegnare. Non lasciatevi fregare e non fidatevi, perché se basta uno sguardo al suo blog per capire che certamente il ragazzo non è Andy Kubert né Alex Ross, ci vuole poco di più per accorgersi che il suo tratto stilizzato e disordinato è perfetto per il suo folle umorismo. I suoi primissimi lavori ci colpiscono come un pugno di nostalgia allo stomaco. Quei disegni a penna su fogli vaganti scannerizzati mi ricordano le vignette da diario sui banchi di scuola. Ah…dannato sentimentalismo. Poi però Simone, che evidentemente è uno che si impegna, ci prende la mano con il tempo e, pur rimanendo fedele al concetto di “fumetto disegnato male”, si raffina, sperimenta stili diversi, tecniche diverse, adatta persino il lettering alle varie strip che ci presenta e lo fa con grande semplicità ed altrettanta efficacia.

Le creature di Sio sono tante, tutte quante ispirate al nonsense, ad una comicità surreale e ad un universo in cui tutti sono imbecilli, quasi nessuno escluso. C’è Stanza Cafè, episodi di vita in un bar allucinato, tra un cliente idiota ed un cameriere pazzo, che non riescono mai a mettersi d’accordo sull’ordinazione. Da tre anni. C’è il Vecchio, che muore appena prima o subito dopo aver detto qualcosa di saggio o apparentemente saggio, c’è Brungmz, che vuole conquistare la Valle D’Aosta grazie alla matematica, l’ottusauro bifolco, un rettile ignorante che attraversa i più importanti eventi della storia senza capirci mai granché, e direi che Svrambligatz il Supereroe Scemo non ha bisogno di commenti. A inframmezzare queste ed altre improbabili saghe, un numero indefinito di strip autoconclusive.

Sio ha talento comico da vendere. Lo si capisce dalla sua capacità di costruire la striscia senza lesinare sui particolari, aggiungendo ai dialoghi battute che sembrano inutili ed invece sono fondamentali per la riuscita del suo umorismo. Qualcuno diceva che è nelle piccole cose che si nasconde il diavolo. Simone, pur nella sua creatività incontrollata ed incontrollabile, se ne accorge, lo trova, lo stordisce di cazzate e ci conquista con alcune delle risate più sincere e potenti che possiamo farci regalare da una web-strip.

Quindi non vi resta che andare a trovarlo sul suo sito www.shockdom.com/scottecs , scritto come si legge, senza la x finale, e stare attenti a non ammazzarvi dal ridere che poi vi ho tutti sulla coscienza. Il rischio c’è, ve l’assicuro. Poi, quando vi sarete asciugati le lacrime agli occhi, potrete farvi un giro sul nostro blog ztrudel.blogspot.com e spulciare l’archivio delle puntate di Bookmarks, con tutte le nostre proposte per una vita piena di web-strip, e sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Prima di salutarvi fatemi fare gli auguri a Laura, Andrea e Francesco per una nuova stagione del Garage, che si migliora di anno in anno e fatemeli ringraziare, insieme al capo Davide Morando, per la loro rinnovata, incosciente fiducia. A settimana prossima ragazzi. Leggete tante strip.


Ascolta la puntata :






mercoledì 10 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 52 - 1 Giugno 2009


Il campionato è finito, nell’Nba siamo alle finali dei playoff, anche il basket italiano termina settimana prossima, e la scuola, la scuola finisce giovedì. Persino la campagna elettorale volge al termine e poi via, sarà una lunga tirata estiva fino a settembre, quando l’autunno tornerà benevolo a darci sollievo da un caldo che, guarda io ne farei proprio a meno, grazie, sì, prendo anche un latte e menta molto gentile. E in mezzo a questi finali di stagione tuttinsieme, questa è anche l’ultima puntata di bookmarks. Eeeeh, lo so, lo so che è dura, ma non ci possiamo fare niente, su. Dovrete trovarvi un altro bersaglio per le vostre invettive contro la radio, perché noi della redazione andiamo in vacanza.

E bisognerà vedere anche se ci ritroverete ad Ottobre qui nel bel mezzo del Garage Ermetico, perché vai a sapere come funziona la campagna acquisti. Metti caso che mi chiama il Chelsea ,cosa faccio non vado? Metti che arriva un’offertona dal Real per Andrea e Laura? Vuoi che non si portino anche Francesco insieme al preparatore dei portieri? Su, su, niente facce moge, anche perché per quest’ultima puntata mi sono tenuto una piccola ma saporosa strip che non mancherà di tirarci su il morale.

Si tratta di una striscia che va sul classico, un personaggio che va sul sicuro, un’accoppiata vincente e ben collaudata, che attraversa come un volo migratorio un po’ tutta la storia dei fumetti e dell’animazione. Il papero sfigato funziona, ragazzi, funziona. Guardate Paperino, guardate Duffy. Non si sbaglia con il papero sfigato. E’ solo questione di trovare la propria chiave, di crearsi bene il personaggio e di inventarsi una sfiga che gli aderisca come sugo alle pasta

E allora Sauro Ciantini, ha deciso di battere la pista della più distruttiva delle sfortune: quella in amore. Che, attenzione, non è la condizione di non averlo l’amore, almeno in questo caso. Il piccolo Palmiro dal grande becco arancione, una fidanzata ce l’ha, anche se a noi non è concesso vederla. E non fate i saputelli né gli scettici, Palmiro non è un mitomane. Magari lo fosse. Lei esiste e gli scrive, gli scrive lettere in continuazione, una per ogni strip, che lui riceve con incrollabile, incomprensibile, inarrivabile affetto, colmo di speranza e trepidazione. Non aspetta altro questo povero anatroccolo, trabocca d’amore ogni volta che deve aprire la busta.

E non si capisce come mai, visto che lei nell’incipit della lettera lo illude con quello che sembra un complimento, per poi smontarlo con il peggiore degli inaspettati insulti. Povero Palmiro. Lei ti scrive che non sei un gioco per lei, ma solo perché sei troppo noioso. Lei ti scrive che non vede l’ora di presentarti a suo padre, ma soltanto perché lui è stitico e tu potresti essere una soluzione.
Non vedi Palmiro che lei ti uccide lentamente, che non puoi continuare così? No, Palmiro non vede. Tragicomica condizione umana dei pirla di cuore. Ah no scusate, dei puri, volevo dire puri di cuore.

Sauro Ciantini è bravo, io ve lo dico. Spiritoso e totalmente spietato con la sua creaturina, ha trovato un’idea semplice ma funzionante e la sfrutta al meglio, grazie ad un umorismo pieno di inventiva e soprattutto ad un grande talento per la realizzazione grafica. Palmiro è infatti una strip bellissima da guardare. I disegni stilizzati e le prospettive deformanti dell’ambiente sempre diverso in cui Palmiro apre la sua letterina sono puliti e senza troppi fronzoli, perfetti per l’universo al miele del nostro papero sempre illuso ed ogni volta disilluso. Impagabili le espressioni di rabbia ed impotenza di Palmiro ogni volta che legge il malefico finale della missiva.
Interessantissimo il lettering della serie, con le parole della fidanzata libere di vagare per la vignetta o di esserne uniche protagoniste, di cambiare dimensioni per essere gravide d’amore all’inizio, farsi piccole di tenerezza nel mezzo e pesanti di disprezzo alla fine.

Se volete fare la conoscenza dello sfortunato Palmiro e del suo autore Sauro Ciantini, sbattete le vostre ali da germano reale fino al sito www.palmiro.it. Troverete, oltre alle ahimè poche strisce di Palmiro, anche altri lavori di Sauro, come la serie poveri mostri, in cui il nostro anatroccolo fa un po’ da terapeuta ai peggio personaggi dell’orrore, che alla fine sono solo incompresi un po’ come lui.

Ebbene, buffoncelli scherzosi, per quest’anno Bookmarks finisce qui. Vi ricordo che le 52 puntate che e le altrettante strip che vi abbiamo proposto in questi due anni, le trovate tutte da leggere ed ascoltare sul nostro blog ztrudel.blogspot.com.
Prima di salutarvi lasciatemi fare un po’ di ringraziamenti. A Davide Morando, capo planetario della redazione di Bookmarks che non lo si può mai ringraziare per un favore che già te ne sta facendo un altro, a Francesco Matteuzzi, prode regista del Garage Ermetico che ha incollato la mia voce nonostante la mia voce, a Laura Pasotti ed Andrea Antonazzo, per la fiducia e la simpatia e per la passione che mettono in ogni puntata del Garage ed ultimi, ma non ultimi tutti voi ascoltatori. Buona estate 2009 ragazzi. Leggete tante strip!


Bookmarks è sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).


Ascolta la puntata :






Bookmarks Puntata 51 - 25 Maggio 2009



[Edit: ATTENZIONE!!! Erfworld ha cambiato sede, ed ora lo trovate all'indirizzo www.erfworld.com]

Sì, sì. Nooo, non ne rilascio più di interviste. Cosa c’entra adesso il confronto all’americana? Va beh ne parliamo dopo, d’accordo?. Ciao. Ciaaao ciao.

Scusatemi, fedeli ascoltatori del Garage Ermetico, ero un attimo al telefono con Papi. Benvenuti su Bookmarks e benvenuti all’appuntamento settimanale con i fumetti della rete. La strip di oggi è un’ospite annunciato. L’abbiamo nominata mesi fa quando vi ho raccontato la geniale Order of the stick, coi suoi personaggi basati sul gioco di ruolo Dungeons and Dragons, e ve l’ho promessa parlandovi di Partially Clips, quella follia di striscia fatta con le clip-art di Microsoft office.
Squillo di trombe e preparatevi ad accogliere tra i vostri preferiti Erfworld: the battle for Gobwin Knob.

Lord Stanley, ultimo dei Plaid, è frustrato e stanco. La sua città, Gobwin Knob, è assediata da anni. Un tempo ne possedeva ben undici, ma la sua ricerca incessante dei magici attrezzi arcani ha ridotto di molto sia il suo esercito che i suoi possedimenti. Non ne può più di questi ribelli che ormai lo hanno costretto a vivere prigioniero delle sue stesse mura. E tutto solo perché lui è un tiranno regicida e capriccioso che non si fa scrupoli a calpestare gli altri per il proprio tornaconto.
Non ha uomini abbastanza per spezzare l’assedio, la sua unica speranza è avere finalmente un vero generale, un condottiero spietato e capace, uno che si mangi i grifoni per merenda, qualcuno che non pensi ad altro che a guerre ed eserciti, qualcuno che abbia guidato le sue truppe in migliaia di battaglie, un uomo che abbia in testa soltanto strategia e vittoria.

Si rivolge dunque alla sua necromante preferita, Wanda, che evoca un essere vivente che corrisponda alla descrizione del suo signore, il messia guerriero che finalmente realizzerà i suoi sogni di sfrenato potere. Ed ecco che si materializza Parson. Parson Gotti, per la precisione. Pesantemente fuori forma e con una maglietta xxxl raffigurante un criceto sovrappeso, Parson non è un condottiero, ma un dork, un giocatore seriale di giochi di strategia. Ovviamente corrisponde in qualche modo ai parametri di lord Stanley: ha affrontato zillioni di battaglie ed è ovviamente sopravvissuto, e passa la vita intera a ragionare sulle mosse più efficaci da fare, ma su una plancia da tavolo, non nella terra di nessuno. Volevano un condottiero e si trovano uno sfigato. Il bello è che non se ne accorgono e lo eleggono comandante, con le conseguenze che potete immaginare.

Rob Balder, già autore di Partially Clips, e l’illustratore Jamie Noguchi, ci regalano una vera e propria perla della comicità fantasy. Erfworld è infatti la perfetta sintesi di narrazione coinvolgente, comicità assurda e toni epico eroici. Condotta tavola per tavola come una vera graphic novel, la storia è complessa di trame e sottotrame, ricca di personaggi secondari che poi tanto secondari non sono. La situazione comica di base è ovviamente quella del nerd giocatore che si ritrova intrappolato in uno dei suoi giochi fatto realtà. Nel mondo di Erfworld infatti le leggi fisiche sono quelle dei giochi di battaglia: ogni azione avviene per turni, le distanze si misurano in movimenti e caselle, ed ogni essere vivente si ritrova già adulto alla nascita come una pedina improvvisamente piazzata sul piano di gioco. La cosa curiosa è che anni ed anni di allenamento non giovano a Parson nella sua veste di generale: eppure, nonostante i suoi piani falliscano sempre, ogni volta succede qualcosa che lo mantiene in carica, che lo salva agli occhi dei suoi uomini che, probabilmente più stupidi di lui, continuano a seguirlo fedelmente.

La comicità di Erfworld è solo superficialmente rivolta ai giocatori, non preoccupatevi. In realtà la sua forza è nel costante riferimento alle mille icone della cultura popolare e giovanile, come chiaro già dal prologo in cui i titani che costruiscono l’universo mattone per mattone, hanno tutti l’aspetto di Elvis. Dissacrante e creativo, Balder ha il suo punto di forza soprattutto nei giochi linguistici: storpia i nomi delle cose, ne inventa di nuovi spassosissimi, come la classificazione delle forme di magia esistenti su Erfworld ( in traduzione suonano come “robamanzia, furbomanzia, biricchinomanzia”). Una caratteristica apprezzabile, ma forse un po’ ostica per chi non mastica alla perfezione l’inglese. C’è da fare un po’ fatica, ma ne vale la pena ragazzi.

Anche perché il disegno del signor Noguchi è davvero una chicca imperdibile. Un talento immenso questo ragazzo. Disegno pulito, caratterizzazione perfetta, colori brillanti ed efficacissimi, una cura maniacale dei particolari, chiarezza e dinamismo insieme e soprattutto grande versatilità. Convincente anche nelle scelte stilistiche e negli artifici retorici del suo disegno (un esempio su tutti il bellissimo effetto dissolvenza dei suoi ovattati flashback). Riuscire a mettere insieme caricatura e spettacolarità epica non è da tutti: un applauso vero.

Insomma, mi pare di aver detto tutto, se non che Erfworld, the battle for Gobwin Knob è stata votata nel 2007 come miglior graphic novel sul prestigiosissimo Time Magazine, mica cacchi. Quindi fiondatevi sul sito www.giantitp.com, visitate la sezione comics e leggetevi questo fumettazzo d’avventura con dentro una marea di risate. Poi, se vi avanza tempo date un’occhiata anche al nostro ztrudel.blogspot.com, dove c’è l’archivio delle precedenti puntate di Bookmarks, con tanti fumetti della rete scelti per voi. Vi aspettiamo settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Leggete tante strip.


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Bookmarks Puntata 50 - 18 Maggio 2009



Sempreverdi ascoltatori del Garage Ermetico, non so voi, ma questa estate mi sta già sullo stomaco. Sarà che le vacanze vere saranno pochine, sarà la campagna elettorale che, diciamocelo…ho detto tutto, sarà che comunque io d’inverno sto meglio che in qualunque altra stagione, ma i prossimi mesi me li vedo duri, e insomma sono pessimista.
Tipo che mi sembra di aver perso ogni speranza nelle persone, e dire che sono ancora giovane, coi miei ventimbèro anni e mezzo, con la mia laurea che in qualche modo s’avvicina, con la vita che dovrei avere ancora tutta davanti. E invece niente, mi trovo cinico, disincantato, pieno di rabbia.
Non è vero niente, non preoccupatevi, che sono sempre l’allegro imbecille di sempre. Era solo un modo come un altro per descrivervi il carattere della signorina Everest Ning, detta Eve, protagonista di Octopus Pie, la strip di oggi.

Eve ce l’ha col mondo intero. Le cose a Brooklyn non sono facili per lei, laureata in scrittura creativa ed impiegata come commessa in un negozio di alimentari spesso scaduti. Il giorno in cui facciamo la sua conoscenza è nervosa a causa di un cliente pignolo, il suo ragazzo esistenzialista la sta per lasciare e sua madre già danza sulla tomba della sua relazione finita. Ha ventidue anni e sembra disillusa come una cinquantenne con tre divorzi alle spalle, ed ora che James se n’è andato ha anche bisogno di una coinquilina per dividere le spese dell’affitto.

Fortuna o sfortuna, che sua madre le ha già trovato qualcuno: si tratta di Hanna, una sua vecchia compagna di scuola che non vede da un sacco di tempo. Hanna ci mette poco ad invaderle la vita: senza aspettare permessi o inviti invade la casa di Eve e si piazza sul suo divano. Hanna è allegra, pure troppo. E’ quello che si definisce uno spirito libero. Pure troppo. Ed è entusiasta della sua nuova vita. Sì, avete indovinato, pure troppo entusiasta. Hanna ama godersi la vita, infatti non fa apparentemente nulla, a parte occupare il salotto ed amoreggiare sulle poltrone con il suo ragazzo polacco Marek.

In realtà Hanna è la fondatrice di un sito che, beh, un sito che produce torte fatte con…con la marijuana. Mh. E altre sostanze non poco legali che alimentano spesso e volentieri il suo entusiasmo. Quindi la situazione è questa: da un lato Eve, desiderosa di stare in pace e che un mondo brutto e cattivo si decida finalmente ad ignorarla e concederle tregua, dall’altro lato la sua coinquilina sempre fuori di testa che non fa altro che cercare di coinvolgerla nella sua folle vita randagia e sempre oltre il limite. Ovvio che la miscela non potrà che risultare esplosiva.

Attorno a loro una serie di personaggi e comprimari, tutti giovani, tutti strani, tutti a loro modo problematici. C’è Will, barista e saltuariamente pusher, di cui Eve è più o meno innamorata, nonostante stia con Park, fidanzatino delle medie che improvvisamente è ripiombato nella sua vita. C’è Julie, la collega ostinatamente romantica di Eve, Gwen, la vicina nerd che più nerd non si può.

Insomma, tra ironia pungente ma velata di tragicommedia, tra intrecci interpersonali e vicende da paranoia sociale, la ventiquattrenne autrice Meredith Gran ci consegna un fumettino con davvero tanta carne al fuoco. Octopus pie è un notevole catalogo di tipi umani della gioventù urbana. Per quanto forse un po’ compressa in personaggi leggermente stereotipati, quella che ne esce è una panoramica vitale e dinamica di una certa gioventù contemporanea alle prese con un nebuloso futuro da costruire ed un presente non proprio confortevole da vivere.

La Gran costruisce la strip per cicli narrativi abbastanza riconoscibili, ma è brava a rispettare comunque l’autonomia della singola tavola senza mai farsi mancare la chiusa comica nell’ultima vignetta. Da un punto di vista grafico Octopus Pie è un buon esempio di underground del nuovo millennio. Tratto e stile rientrano ampiamente nei canoni del fumetto indipendente, e l’atmosfera generale risente di varie fonti riconoscibili: roba degli anni novanta con cui la generazione dei venticinquenni d’oggi è cresciuta. E così nel tratto della gran si possono scorgere echi di Daria, celeberrimo cartone animato di Mtv, come di Genndy Tartakovsky, il geniale autore delle Superchicche e Samurai Jack. Un mix appropriato per una serie dalla comicità adulta e a volte amara come Octopus Pie.

Sono riuscito ad incuriosirvi nonostante questa estate incipiente che m’ammoscia ed affloscia e vieppiù l’erre è moscia? Allora digiton digitoni, andate su www.octopuspie.com e fate la conoscenza di Eve, Hanna e dei loro vicini ed amici. Noi ci risentiamo tra sette giorni sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Nel frattempo non googlate troppo in cerca di ricette di torte strampalate, ma soprattutto, leggete tante strip.


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martedì 9 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 49 - 11 Maggio 2009


Ascoltatori cronici del Garage Ermetico benvenuti su Bookmarks, la pillola radiofonica che interrompe senza alcun diritto il vostro programma preferito con la scusa delle web-strip.

Oggi vi parlo di un fumettino veloce e grazioso, di rapida o rapidissima lettura, di quelli da massimo risultato con il minimo sforzo, che puoi leggere di straforo in ufficio in un batter d’occhio, che puoi mangiarti uno dietro l’altro come le ciliege, e che nel migliore dei casi possono rallegrarti la giornata in quella frazione di secondo che ti serve per leggerli. Perciò tutti in coro un grazie agli autori Lucrezia Dei e Giuseppe Scapigliati per la loro creatura Vincenzina.

Vincenzina è piccola, non parla nemmeno, ma non sappiamo quanti anni abbia. Ha i capelli neri neri neri con due margherite sulla testa. Porta sempre i calzoncini corti ed una maglietta gialla con un grande cuore stampato. Ha un’espressione da brava bambina e le gote rosse.

Vincenzina ha due amici, anzi tre. Il più fedele è senz’altro Sifh, un cane maculato e discretamente rosa, con un naso a patata che ogni tanto se ne va a spasso da solo. Il più matto è Rufh, un gatto dal pelo così fulvo che farebbe invidia ad Isidoro e Garfield. Indipendente e sornione, ha una vena di graziosa allucinazione costante, un vero gatto pasticcione. E per ultimo c’è Talpa la talpa, una talpa talpa che, in quanto talpa, ha sempre voglia di lamentarsi perché quelli del piano di sopra fanno rumore, gli gettano la palla nella tana e insomma, così non si può più andare avanti.

Ho detto che Vincenzina ha tre amici, ma non è mica vero, questi sono solo i più stretti, i più vicini. Perché in realtà Vincenzina è amica di tutti e tutti sono amici suoi, perché questa bimba graziosa ha un’incredibile abilità: rendere allegra e gioiosa, oppure curiosa e particolare, oppure ironica e speciale qualunque cosa.

A Vincenzina si buca il palloncino? Sorriderà ai coriandoli che ci sono dentro e si spargono in aria. Sifh fa una puzzetta? Vincenzina si infilerà la sua maschera antigas preferita. Cadono le stelle? Vicenzina le rimetterà in cielo con la colla. Perché questa bimba rotondetta è la manifestazione della fantasia dei fanciulli, della loro innocenza, dell’entusiasmo che ogni bimbo dovrebbe coltivare tutti i giorni e della felicità di cui dovrebbe godere.

Con le sue immagini geometriche, con i suoi colori pieni e quasi senza modulazioni e la sua grafica basilare e bidimensionale, Vincenzina è realizzato con pochissimo sforzo ma con grande cura ed affetto dai suoi autori-genitori. Esce da un mouse Vincenzina, pare disegnata con Paint, ma c’è uno spirito vivo dentro di lei, c’è un’inventiva che sa essere semplice senza essere banale. Anche il suo silenzio, l’assenza di parole e balloon, dice di un mondo ancora bimbo che non ha bisogno di parole, racconta la gioia della piccola protagonista e procura sorrisi altrettanto silenziosi.

E’ dal computer di Giuseppe Scapigliati, grafico con un’esperienza da disegnatore per Smemoranda e Comix, che Vincenzina scaturisce tutti i lunedì con le sue brevissime strip, animate dall’idea e dalle idee di Lucrezia Dei, compagna di Giuseppe ed autrice prima di questo comic, nato come un regalo di lei a lui, di Lucrezia a Giuseppe, che forse aveva bisogno di un personaggio, di uno stimolo e si è trovato con un piccolo miracolo di simpatia.

Dunque via voi, andate a vedere come si comportano i bravi bambini, voi che tenete male la forchetta, che ancora portate il ciuccio in bocca, che fate i dispetti ai vostri fratellini e che, criminali, avete dimenticato l’importanza dell'infanzia e dell’infantilismo.

Andate a ripassare su www.vincenzina.net, mi raccomando e poi tornate qui da bambini grandi, che c’è da andare a lezione di web-strip settimana prossima sempre con Bookmarks e Claudio
sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buona settimana a tutti. Leggete tante strip.



Ascolta la puntata :






lunedì 8 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 48 - 4 Maggio 2009



[Edit] Sheeppard ha ripreso la pubblicazione. Correte sul sito per le nuove strip.

Il futuro è già qui, amici del Garage Ermetico e conoscenti alla lontana di Bookmarks, la pillola radiofonica che sì, la conosco, ma non è che siamo amici e guarda esce con me ogni tanto perché le web-strip che mi segnala sono carine.
Dicevo che il futuro è già qui, ineluttabile, continua a pioverci addosso senza che noialtri si possa aprire l'ombrello in tempo. Quante preoccupazioni per le sorti del nostro mondo, quanta ansia per l'inquinamento, il riscaldamento globale, la biodiversità minacciata, la proliferazione dei programmi di Alda D'Eusanio. La storia della letteratura contemporanea ci ha regalato autori che hanno saputo farsi carico di queste nostre paure per trasformarle in visioni di un mondo futuro, a volte luminoso, altre volte catastrofico. Visionari profeti della fantascienza come George Orwell, Kurt Vonnegut, Philip K. Dick e Zetabo, l'autore della strip di oggi.

Informatico proveniente dal profondo Veneto, Zetabo è molto preoccupato per l'inquinamento del nostro universo. Dove finiscono i moduli ed i serbatoi degli shuttle, dei satelliti? Dove finiranno quando ci cascherà addosso l'era dei quotidiani viaggi interplanetari, dei robottoni di Go Nagai, dei Silver Hawks e dei Jetsons, quando tutti avranno la loro astronave utilitaria? Zetabo, marzullianamente, si fa questa domanda e si risponde da solo che dovranno necessariamente esserci delle discariche spaziali, e che a gestirle ci sarà una flotta composta da tutte le razze dell'universo, una implacabile ed eroica federazione di netturbini spaziali.

Sulle loro fidate Ape-star, evoluzione diretta delle odierne motocarrozzette, solcheranno il buio dei cieli infiniti alla ricerca delle peggiori immondizie della galassia, muniti di tecnologici impianti di stoccaggio e di avveniristici sistemi di trasporto rifiuti: i giganteschi artigli metallici che solo ad occhi malfidenti possono somigliare a quelli dei giochi coi pupazzetti da acchiappare. Tsè. Se non capite la tecnologia state a casa, state.

Protagonista della serie è dunque l'equipaggio di una di queste astronavi della spazzatura.
Il capitano Sheeppard, scritto come sheep, pecora in inglese, è appunto un ovino umanoide. Mago della ramazza e miglior spazzino dello spazio, non è molto contento di questo suo talento. La vita di un netturbino galattico può essere molto molto noiosa, e Sheeppard è un tipo tranquillo, ma malinconico che dopo una vita passata sull'Ape-star si è un po' rotto le scatole del solito tran tran, e per lui fare la conoscenza di bizzarre razze mutanti che abitano le discariche nutrendosi di rifiuti tossici e combattere coraggiosamente con le pantegane spaziali non ha più nulla di eccitante.

Complice e corresponsabile della sua crisi di nervi è il suo assistente Mody, un entusiasta pasticcione dal ciuffo vagamente punk, unico compagno di viaggio di Sheeppard e, di volta in volta, ancora di salvezza contro la solitudine o causa dei suoi mali. Mody soffre di un curioso ed imprevedibile difetto di pronuncia. In pratica infila il suono gl a caso nelle parole. Davvero irritante. Inoltre colleziona ciarpame inutile che ingombra l'Ape-star ed accudisce Ramarrino. Che è un ramarro, non preoccupatevi.

Sheeppard e Mody sono costantemente osservati da Jack-o, il supervisore elettronico della missione, che li controlla dai monitor dell'astronave. Programma di controllo rettiliforme, Jack-o è un sapientone sarcastico insopportabile, ma c'è da perdonarlo. Vive da solo nel computer dell'Ape-star e la sua unica compagnia è un barista vettorializzato con un malvagio senso dell'umorismo.

Facendo un evidente verso ad alcune situazioni di base dell'arcinota serie Futurama, Zetabo costruisce Sheeppard in maniera molto classica, sia narrativamente che graficamente. Striscia orizzontale da tre o quattro vignette, quasi sempre indipendente ed autonoma da qualuque continuity. Il tratto è semplice e molto pulito, e la regia delle vignette si mantiene regolare, solitamente fissa sull'inquadratura orizzontale.

Zetabo è simpatico, c'è poco da fare. La serie è sorretta dall'idea portante e dal rapporto tra i protagonisti, con gag dall'ironia mai sopra le righe né troppo sottile. Impagabile comprimario è il Dottor Raius scimmiesco scienziato e assistente del datore di lavoro dei nostri amici netturbini, costantemente umiliato dalla sua incontrollata passione per le banane.

Sheeppard, insomma è una serie senza picchi di genialità, ma con una apprezzabile costanza di risultati, che, se non dispenserà risate fragorose a profusione, non mancherà di regalarvi un sorriso ad ogni singola striscia. Non fatevela scappare, anche perché non va da nessuna parte. Zetabo, da tempo non aggiorna la strip, ma le sue 74 strip, prodotte tra 2005 e 2007 le trovate all'indirizzo www.zetabo.com/sheeppard.

Per questa settimana abbiam finito amici. Ci sentiamo settimana prossima
sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

A presto, avventurieri dello spazio, leggete tante strip.



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Bookmarks Puntata 47 - 24 Aprile 2009



Amici amici amici del Garage Ermetico benvenuti su Bookmarks, la penitenza radiofonica che Dante s'è scordato di includere tra le cornici del Purgatorio. Prima di tutto, buon Primo Maggio in ritardo. Com'è stato il concerto? Siete per caso andati in gita durante il ponte? Avete almeno aperto gli scuri dellle finestre stamattina? Perché nel caso contrario, se siete rimasti tappati in casa, io vi capisco. Perché son tempi un po' inquietanti, periodi balordi, che succedon cose che non lasciano tranquilli. La febbre suina che non è suina, ma umana e non si capisce se c'è in giro un maiale con la faccia da assessore che infetta i consiglieri comunali. E poi son tornati i pirati, avete sentito? E allora tutti insieme un bel vaffangufo anche a Johnny Depp. Siamo all'assurdo, tipo che i panni sporchi delle famiglie ormai si lavano sui quotidiani gente, passandosi la palla come nel tennis, tra una volè e una Veronica.

Inquietante, non trovate? Cosa manca perché ci siano tutti i segni dell'apocalisse? Che i castori camminino sulla terra coi dinosauri? E allora tremate, amici miei, perché la strip in cui siete inciampati oggi casca proprio a fagiolo. Stiamo parlando di Beaver and Steve, l'esplosiva serie di James Turner.

Iniziata nell'ormai lontano 2004, Beaver and Steve si presenta sin da subito come la più classica delle buddy story: due amici per la pelle che ne combinano di tutti i colori, in cerca di guai da combinare o da subire. Steve, soprattutto, è un professionista nel creare problemi. Piccolo dinosauro verde basso e tarchiato, ha una fantasia talmente fervida che qualcuno dovrebbe metterci un tappo. Sembra incapace di starsene con le mani in mano. Il problema è che le coseguenze delle sue azioni sono quasi sempre spiacevoli per qualcuno. Quando non è impegnato tormentare qualche pericoloso animale di passaggio, probabilmente sta costruendo qualche tipo di macchina infernale che minaccerà di distruggere il mondo o di rovinargli la giornata. Qualcuno dovrà dunque metterci una pezza.

Questo qualcuno è spesso il suo amico Beaver, un castoro onesto e simpatico che ha la sventura di essere amico di Steve e di non saper resistere all'avventura. Realista e concreto, Beaver si trova spesso nella scomoda situazione di dover togliere dai guai il suo rettile compagno, subendoli frequentemente al suo posto. Ma siamo sicuri che al nostro amico dai giganteschi incisivi vada bene così e che senza Steve si annoierebbe a morte.

La serie, priva di un plot ben definito, si basa semplicemente sul rapporto tra i due personaggi, e costruisce di volta in volta le loro avventure prendendo spunto dalle occasioni più banali e dai motivi più assurdi. Vale tutto, dall'attacco alieno all'ora di pranzo al portale spazio tempo incontrato per strada. L'unica certezza è che ci sarà una storia assurda, esplosivamente comica, e che potrà accadere davvero di tutto in questo mondo anarchico e senza regole.

Senza regole precise è anche l'impianto grafico e narrativo che Turner da alla serie, che presenta di volta in volta tavole autoconclusive o brevi segmenti narrativi legati tra loro da una debole e saltuaria continuity, sempre però con una gag a chiudere ogni episodio. A fare da collante della storia sono i comprimari, pochi ma spassosissimi, che riappaiono spesso come veri e proprie tormentoni, come il folletto delle scarpe, minacciosa nemesi di Steve, Emotibot, esperimento di robot con sentimenti sempre in aggiornamento e sempre fallito, oppure il malvagio Panda.

Anche la costruzione della gabbia è variabile e sempre diversa nella composizione e nel numero delle vignette, che variano a seconda delle necessità narrative senza alcuno schema definito. James Turner è poi davvero perfetto nella sua caratterizzazione grafica, costruendo un mondo sfumato, spesso privo di un aspetto riconoscibile, coloratissimo ed allucinato come i suoi protagonisti. Anche il tratto, fatto di linee tremolanti e di uno stile volutamente impreciso, contribuisce all'atmosfera generale della serie.

Ma il grande punto di forza di questo giovane matematico britannico, è la sua capacità di fondere la parola e l'immagine per costruire le gag e risolvere le chiuse comice. Turner è un professionista nel trasformare i modi di dire in realtà. Ecco per esempio Steve che affronta i suoi demoni interiori, ed ecco che un piccolo diavoletto con tanto di ali di pipistrello tenta di sfuggirgli dalla bocca. Libertà, finalmente. Come amava fare Benito Jacovitti, James Turner sfrutta le metafore contenute nella sua lingua per trasformarle in realtà, con un dirompente ed inaspettato effetto comico.

Un'abilità che è stata notata anche dall'editoria inglese, tanto è vero che James oggi lavora a tempo pieno alla sua nuova serie, Super Animal Adventure Squad, per la rivista antologia DFC. Il che, pessima notizia, ha obbligato ad una pausa indefinita Beaver e Steve, le cui storie sono interrotte sin dall'anno scorso, in attesa che il nostro autore trovi il tempo per tornare ad occuparsene.

Nel frattempo, se come me siete innamorati di questo nonsense incrediblimente creativo, l'archivio delle trecento e passa strip prodotte sinora lo trovate all'indirizzo www.beaverandsteve.com.
Anche per oggi abbiamo finito, appuntamento a settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buona settimana, castori e lucertole. Leggete tante strip.



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domenica 7 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 46 - 17 Aprile 2009




Gooood mooooorning Napoliiiiii.
Siamo tutti pronti a quello che si preannuncia l’evento fierafumettistico dell’anno? No, dico, siamo pronti all’appuntamento con la Comicon partenopea? Perché pare che si faccia sul serio amici, ci saranno ospiti dal grosso calibro. Tanto per dirne una ci sarà Gipi, ci sarà il mitologico cartoonist Alan Davis, il maestro Tanino Liberatore, lo staff del Garage Ermetico da tempestare di domande, tra cui la più importante: “perché Bookmarks, perché cinque insopportabili minuti di Scacchino?”
Vi parleranno, ancora confusi, di quel mattino in cui si svegliarono con la testa pesante, le palpebre arrotolate ed un odore di bromuro nella stanza di cui ignoravano la provenienza.

Ma, quasi ci stavamo scordando, alla Comicon ci sarà anche Leonardo Ortolani, con la sua mostra personale, che festeggia venti, dico venti anni di carriera. Un importante omaggio ad un autore ormai importantissimo, eh? O no? Sì, certo che sì. E Bookmarks non poteva perdere l'occasione di unirsi a suo modo a questa celebrazione. Eh? O no? Sì, certo che poteva e doveva perdere l'occasione, ma il miele è miele e le api sono api. Quindi oggi vi presentiamo un autore che con le sue web-strip si ispira più o meno direttamente al Leo nazionale. Parliamo del signor Stefano Conte, in arte The Sparker.

Sul suo sito, www.thesparker.com, un'offerta di ben, dico ben quattro diverse web-strip. E quando dico diverse intendo proprio differenti per stile, impostazione e realizzazione grafica, ma tutte originate da una passione comune: i cartoni animati degli anni settanta ed ottanta. Quattro parodie per quattro titoli.

Noi Robot è il primo dei progetti di The Sparker, una vera festa per tutti gli appassionati dei robottoni di Go Nagai e compagnia. Ci sono proprio tutti, dai Mazinger a Daitarn, fino ai Transformers e addirittura agli Eva di Evangelion. Tutti ritratti come ragazzini scatenati, che si ritrovano in un cortile a prendersi in giro a vicenda, giocando con le rispettive caratteristiche, i difetti, le armi e i poteri che almeno due generazioni di bambini hanno amato alla follia.

Poi c'è l'Uomo Pigro, un lottatore di wrestling ben poco atletico e dalla panza alcolica notevole, con un evidente grugno da maiale sotto la maschera tigrata. Evidente parodia dell'Uomo Tigre di Kajiwara, ci dimostra che il nemico può resistere a tutto tranne che all'inattività e all'inerzia. Riuscirà l'Uomo Pigro a sconfiggere i suoi avversari senza muovere nemmeno un dito e raggiungere l'inattività assoluta?

E il giovane Seiasus, invece, riuscirà ad impossessarsi dell'armatura del Cavalluccio a dondolo, e a trovare sua sorella scomparsa, e a vincere la guerra galattica dell'Ammazzafratello? Scopritelo leggendo Myth Cloth, una demenziale presa per i fondelli di Saint Seiya, o se preferite de I cavalieri dello Zodiaco.

Se questi tre lavori sono, con le dovute differenze, tutti impostati sul genere della strip breve, autoconclusiva o legata ad una continuity a seconda dei casi, Immen, primo episodio di una serie per ora solo progettata, è una vera e propria storia lunga. Il principe Ado, erede del regno di Leterga, è talmente incapace da farsi spedire dal re suo padre all'accademia del castello di Braveschool assieme al suo animaletto Frigner. Riuscirà a diventare un vero uomo? Non lo sappiamo.

Quel che è certo è che questa parodia dell'He-Man della Filmation, affiancata a tutte le altre di The Sparker, mette in mostra la notevole versatilità dello stile di Stefano Conte, capace, pur rimanendo nel grande fiume della caricatura parodica, di alternare un tratto molto molto manga, a super deformed preso di peso da Slm Dunk, alla citazione Ortolaniana. Citazione che si estende, soprattutto in Immen, all'umorismo e alla tecnica narrativa, addirittura alla struttura delle gag.

Quanto ai risultati in termini di qualità di questo umorismo, diciamo che si presenta qualche dubbio, e che momenti davvero pregevoli, soprattutto in Uomo Pigro e Noi Robot, si alternano a quelle che secondo me sono vere e proprie cadute di stile. Ma, ehi, qui si lascia spazio al giudizio personale, quindi vi raccomandiamo di farvi da soli un'idea e magari smentirci alla grande, correndo a vedere queste quattro proposte quattro di un giovane autore dalle grandi potenzialità.

Magari dopo aver fatto un giro nella Napoli del fumetto 2009, e dopo aver dato un'occhiata al nostro archivio on-line, con puntate vecchie e nuove e tanti web-comic che vi siete persi o volete riscoprire, all'indirizzo ztrudel.blogspot.com.
A settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Leggete tante strip.



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sabato 6 febbraio 2010

Bookmarks Puntata 45 - 12 Aprile 2009




Bentornati, amici di Bookmarks e del Garage Ermetico. Avete passato bene la pausa pasquale, oppure la nostra mancanza vi ha distrutti e avete passato una tristissima gita di pasquetta senza una nuova web-strip settimanale? In un caso o nell’altro, allegri, perché l’attesa è finita. Ululate alla luna, innalzate canti ai vostri numi e fate la conoscenza del fumetto che vado a raccontarvi oggi.

Iniziamo dicendo che questa volta ho voluto un po’ cambiare le carte in tavola. Di solito qui su Bookmarks si parla di web-comic con una loro identità ben precisa, di cui sappiamo più o meno tutto, lavori insomma più o meno compiuti, su cui dare un giudizio sicuro, anche di valore. Questa settimana invece abbiamo a che fare con una nascita, un’opera ancora in fase di costruzione, un autore che sperimenta, forse ancora in cerca della strada migliore da percorrere per la sua opera.
L’autore è Ramon Perèz, e la sua opera è Kukuburi.

Nadia è una giovane abitante di non si sa quale grande metropoli americana. Single disordinata e pigra, si sveglia con molta calma una mattina come tante e con molta calma si reca al suo lavoro di fattorino, per il solito giro di consegne porta a porta. Inforca la sua Vespa originale dal portapacchi stracarico, con il fido camaleonte Mister B. sulla spalla, ignara del fatto che questo è l’ultimo giorno della sua vita come la conosce. Le basterà attraversare l’arcata di un semplice cancello per ritrovarsi catapultata in una realtà bizzarra e visionaria.

Come se il volo di uno stormo di balene arancioni non fosse sufficiente a farle venire il dubbio che si tutto un sogno, il suo fido cucciolo di rettile inizia a parlarle. La conversazione, che avviene sulla testa di una gigantesca giraffa color lilla, è confusa e concitata. Mister B sembra preoccupato e la sua tensione aumenta quando Nadia gli viene strappata da un gruppo di mante nere come la notte che la trascinano di fronte a Lui, l’Altro, il Nemico, uno scheletro in giacca nera e camicia rossa che la sfida ad una partita di…battaglia navale?

Ok, tranquilli ragazzi, non è un acido, cioè, io non sono in acido, questo no, ma per Ramon Perez non posso garantire. Quel che vi ho raccontato è decisamente l’inizio di una strana avventura, che questo cartoonist già affermato ed eclettico (ha lavorato come illustratore nei più svariati campi, dalla pubblicità ai giochi di ruolo) conduce con una tecnica narrativa e grafica davvero particolare. Artista spettacolare e dal tratto particolareggiato e dinamico, Perez ha uno stile che mi ricorda un Carlos Pacheco più rotondo e caricaturale che ha rubato qualche espressione a Jeff Smith, con un tratto comunque molto americano ed influenzato dallo stile dei comics. Inusuale invece l’uso e la costruzione delle sue tavole: piccole, quadrate, con poche vignette dagli spigoli arrotondati, sempre molto appariscenti e sempre molto brevi, in termini narrativi.

Con le sue due uscite settimanali, i dialoghi rapidi ed intensi ed i pochi, rapidissimi eventi che ogni tavola racconta, Kukuburi è un web-comic d’avventura dal ritmo narrativo forsennato, in cui le singole tavole non sono mai autonome o concluse, ma come in un fumetto di ampio respiro, fanno parte di un racconto fluido e di ampio respiro. L’effetto di lettura è davvero spiazzante per un appassionato di web-strip, abituato agli episodi, magari alle battute fulminanti in chiusura di tavola.

Invece quest’opera è un tutt’uno narrativo, un’avventura psichedelica che procede con lentezza. Dopo poco più di un anno di pubblicazione infatti, siamo ancora praticamente al prologo della storia. Nadia sembra essere l’elemento principale di una guerra tra due eserciti, un’eroina trascinata in un folle mondo dalle forze del bene che però la smarriscono prima di poterle spiegare i suoi compiti. A lei e a noi, che rimaniamo curiosi e con un palmo di naso, ansiosi di sapere di più ed un po’ preoccupati dalla prospettiva di dover ancora aspettare chissà quanto prima di capire qualcosa di questo fumetto sicuramente interessate per le sue atmosfere potenti e spettacolari, la sua vicenda accattivante, anche se non originalissima, ed il suo curioso modo di raccontare gli eventi.

Insomma Kukuburi è una proposta, una speranza, un lavoro pieno di potenziale che potrebbe rivelarsi una splendida sorpresa come una delusione totale senza capo né coda. Vi sfido a farvi una vostra idea e magari farvi prendere dalla voglia di scommettere sull’una o sull’altra possibilità visitando il sito www.kukuburi.com. Che bello chiudere una puntata lasciandovi per una volta con il dubbio.

Se invece nella vita vi piacciono le certezze, vi ricordo che torniamo sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buona settimana, allucinati ascoltatori: leggete tante strip.


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Bookmarks Puntata 44 - 5 Aprile 2009




Cittadino radiomunito, anche questa settimana è giunto il momento di Bookmarks, un programma sempre al passo coi tempi. Infatti qui in redazione andiamo tutti in giro col bomber, giochiamo col tamagotchi e ascoltiamo le canzoni dei Righeira. Nel tempo libero ci occupiamo anche di leggere, conoscere, capire e riproporvi quanto di meglio o di peggio o anche di così così c’è nel mondo delle web-strip. Quest’oggi, sotto le nostre grinfie da lettori onnivori, ma net-oriented, è capitato un fumetto davvero molto particolare, un prodotto statunitense di grande successo, che definire bizzarro nelle forme e nei contenuti è quasi doveroso. Stiamo parlando di Girly, opera dell’autore e disegnatore Josh Lesnick.

Ma partiamo dall’inizio di tutto. Otra è una venticinquenne dal nome strano e dagli abiti ancora più strani. Circola per la sua città, strana, ben poco vestita di latex nero da quella che ad un primo sguardo potrebbe benissimo essere una divisa da supereroina. Cammina per strada con lo sguardo assente e l’espressione annoiata. E’ una sventola dai capelli rossi, e capita spesso che i maschietti le chiedano di uscire, ma per sfortuna o per destino, incontra solo maleducati, idioti e personaggi insulsi. Pertanto lei, in risposta, fa una cosa strana: li spedisce in orbita. Letteralmente. Cioè, li lega ad un razzo e via, in orbita. Strana ragazza. Si capisce bene che è infelice ed insoddisfatta.

Ma proprio mentre pensa di non poter uscire da questa impasse, quando sta per rassegnarsi definitivamente alla sua condizione, compare sulla scena uno strano personaggio. Si tratta di Winter, una biondona diciottenne, anche lei molto molto gnocca, anche lei parecchio strana, va detto. Occhialuta ed eccentrica, esplode sulla scena dopo aver pedinato a lungo Otra. Dice di essere interessata a lei, senza motivo apparente, il che è strano. Poi si scopre che in realtà la povera Winter ha perso casa e famiglia, a causa della scomparsa delle sue due genitrici. (Due genitrici? Non vi pare strano?)

Sta di fatto che Winter è un vero terremoto. Sconvolgerà l’esistenza della povera Otra, trascinandola in strane avventure senza capo né coda in giro per la città di Cutetown. Ma così facendo riuscirà anche a restituirle la sua vitalità, farle ritrovare gli stimoli e l’energia, darle una speranza di comprendere un giorno il senso della sua vita fino ad oggi apparentemente vuota. Può dunque capitare di dover affrontare demoni dell’inferno che hanno sottratto gli occhiali di Winter, di dover salvare qualche amico un po’ strano dalla minaccia di ninja mortali in cerca di qualcuno che faccia loro da spalla, oppure di seguire in qualche viaggio pericoloso il povero gattino randagio fatto di Marshmellows che Otra ha deciso di adottare.

Se quel che vi ho raccontato sin qui vi sembra il parto di una mente malata, sappiate che non è né colpa mia né colpa vostra. Girly è un fumetto che spinge molto pesantemente sul pedale dell’assurdo e del surreale, che ne permeano ogni aspetto sia narrativo che grafico. La città, il mondo, i personaggi, sono tutti caratterizzati da quello che verrebbe da definire come disordine controllato, creato dallo stile costantemente super-deformed del tratto di Lesnick. Una costante dell’opera nonostante la sua evoluzione grafica, da prodotto molto influenzato dal disegno manga alla nascita nel 2004, alle odierne atmosfere più orientate verso l’underground. Costante è rimasto anche l’evidente talento di Lesnick, abile nella costruzione della tavola e nell’adattarsi di volta in volta allo stile comico e a quello avventuroso delle sue bizzarre storyline.

Giudicarlo e commentarlo come narratore è evidentemente più difficile. La storia praticamente non esiste, o meglio, non ha molto senso. Innamorato dell’assurdo, Josh Lesnick fa capitare, come avrete capito, praticamente di tutto alle sue eroine, senza bisogno di alcun motivo serio. Otra e Winter sono travolte dagli eventi senza ragione apparente, a meno che, come spesso succede, semplicemente si vadano a cercare i guai per scansare la noia.

Tutto è comunque costruito attorno al loro rapporto, che sin dall’inizio della serie è un’esplicita storia d’amore omosessuale. Ebbene sì, Girly racconta, con molta disinvoltura e parecchi ammiccamenti, la storia di due bombe sexy innamorate pazze, che vivono avventure allucinanti in un mondo allucinato. Il tutto condito da un senso dell’umorismo ai limiti della realtà e da una spregiudicatezza artistica senza confini. Un prodotto che secondo noi non ha mezzi termini: o lo amerete o vi sarà assolutamente insopportabile, come un dolce troppo dolce, un osso troppo duro o un assessore troppo comunale.

Per scoprire se appartenete al partito dei sostenitori o dei detrattori di Girly, non vi resta che approdare al sito girlyyy.com , con tre y finali, oppure all’indirizzo girly.fieradelfumo.it dove ne trovate una buona metà tradotta nella nostra lingua.

Per oggi è tutto, gentili ascoltatori. Noi della redazione vi salutiamo dandovi appuntamento con Bookmarks per settimana prossima, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14), con un nuovo web-comic da scoprire.

Tanti strani saluti gente. Leggete tante strip.




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Bookmarks Puntata 43 - 29 Marzo 2009




Benvenuti, malcapitati ascoltatori. Quale piede avete messo in fallo per cascare nella trappola di Bookmarks, il segmento radiofonico ostinatamente ospitato dal Garage Ermetico, che tra il serio e il faceto vi riempie le tasche di web-strip? Sappiate che questa volta siete rotolati in una buca profonda profonda perché la strip di oggi ci parla di un mondo sotterraneo ed oscuro, di un periodo storico fatto di party nascosti e locali notturni camuffati da semplici caffè. Verrete trascinati nella St. Louis del jazz e dello swing, nella città dei piaceri inconfessati e nei bui vicoli del contrabbando.

Infatti stiamo per presentarvi Lackadaisy, uno splendido web-comic americano incentrato sugli anni del proibizionismo, l’era dorata di gangster furfanti, in cui tante città d’oltreoceano vivevano una segreta vita notturna fatta di lustrini, payettes e calici colmi di prezioso quanto vietato nettare alcolico.

Nella St. Louis degli anni venti era davvero dura potersi fare un bicchierino. La polizia braccava da vicino le distillerie, il commercio di wiskey era totalmente finito, la vita notturna era castigata e noiosa. Ma, per chi sapeva rischiare e non aveva paura di sporcarsi le mani, era l’occasione perfetta per fare una montagna di dollari, dando alla città quello che più desiderava e non poteva avere.
E Mr. Atlas May era proprio il tipo d’uomo con il fiuto per gli affari poco puliti. Pochi sanno che il suo tranquillo ristorante, il Little Daisy, è costruito sopra una antica cava mineraria dove il nostro opportunista ha aperto uno speakeasy, come venivano chiamati in gergo i locali proibiti.

Belle donne, spettacoli, musica tutta la notte e soprattutto ettolitri di whiskey, serviti in abbondanza a clienti riservati e con il portafoglio pieno. Questo stravagante night-club si chiama Lackadaisy, e negli anni frutta una fortuna al buon signor May, che si trova presto a capo di un piccolo impero. Ma la ricchezza ed il successo fanno gola a molti, e qualcuno, un bel giorno ha deciso di fare secco Atlas May, riuscendo nell’intento e dandosela a gambe prima di essere scoperto. Il Lackadaisy, un tempo principale speakeasy della città, rischia la miseria a causa della concorrenza ringalluzzita di bande rivali e spietate.

Rimane la giovane splendida vedova di Atlas, la conturbante Mitzi May, a gestire il ristorante ed il bar sottostante. Splendida ex-soubrette, non ha certo carenza di fascino o di carisma, ma solo pochi degli uomini del defunto marito le sono rimasti al fianco. Oltretutto si rincorrono voci sul suo coinvolgimento nell’omicidio di Mr. May. Quale sarà la verità?

Il suo braccio destro è Rocky, giovane violinista dell’orchestra del Lackadaisy. Rocky è un geniale imbecille dal fisico troppo esile per questo mondo di banditi in doppiopetto, ma ha imparato l’arte della sopravvivenza ed ha una notevole dose di fortuna; risorse non disprezzabili da chi rischia la pelle tutti i giorni.

Come un tempo faceva Viktor, laconico guercio di nazionalità ungherese, un tempo principale sgherro e uomo d’azione di Atlas May. Grande e grosso, di poche parole, spietato e deciso, per anni ha badato alle scorte del bar vedendosela con poliziotti e brutti ceffi. Ma gli anni e le ferite lo hanno messo dietro al banco a servire da bere. Ora che Mitzi ha bisogno di uomini validi gli toccherà imbracciare di nuovo il fucile.

E poi ci sono Ivy Pepper, figlioccia del signor May, studentessa attratta nel vortice proibito della notte, Calvin, giovane dall’onestà incrollabile ed aspirante poliziotto che il caso ed il folle cugino Rocky hanno portato alla perdizione e tanti altri personaggi che animano questa serie sempre sospesa tra comicità ed avventura, toni pulp ed accenti spassosi e divertenti.

Lackadaisy gode di due risorse fondamentali: è scritta benissimo ed è disegnata anche meglio. Tracy Butler, artista classe 1980 innamorata della storia di St. Louis, sua città d’adozione, è una penna ispirata sia ai testi, scritti in un inglese di grande stile, studiato anche nei particolari del gergo del proibizionismo, che alle matite, affinate da anni di passione per il disegno e dal suo lavoro di grafica di videogiochi. Una professione che si ripercuote appunto sulla cura delle grafiche del fumetto, tutto realizzato in un incantevole color seppia da fotografia scolorita dei primi del secolo scorso, con un tratto ammirevole per precisione e culto dei particolari.

Piccolo particolare: Lackadaisy appartiene di diritto al genere furry. Infatti tutti i personaggi dell’opera sono in realtà gatti antropomorfi, il che contribuisce in maniera decisiva allo strano fascino di questa serie: teneri gattini con coppola e giacca blu alle prese con mitra e botti di contrabbando, sensuali femme fatale dalle movenze decisamente feline, baffuti micini con un sacco di pelo sullo stomaco. E chi resiste a questo spasso?

Se per caso vi capita di concordare, sappiate che questo web-comic, già pluripremiato nel 2007 e nel 2008, non si schioda dal sito www.lackadaisycats.com anche lui curatissimo ed in perfetto stile anni venti. Correteci subito, se avete il coraggio per sopravvivere ai loschi intrighi della mala, e magari acquistate anche il volume Lackadaisy, da poco uscito per l’editore ReNoir. Se poi vi resta del coraggio residuo venite anche sul nostro blog (rimasto un po’ indietro, ma a breve rimedieremo) ztrudel.blogspot.com, per riascoltare le nostre puntate e scoprire altre perle del fumetto sparse nella rete.

Noi torniamo la settimana prossimasia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14) . State in campana furfanti e leggete tante strip.


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