domenica 28 novembre 2010

Nerdipidia Puntata 7 - "Target"


Spericolati amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia che non pesa sui vostri scaffali ma sulla vostra coscienza. Anche oggi come settimana scorsa Laura e Andrea chiacchierano con i loro ospiti del fumetto per ragazzi e a noi che abbiamo la missione di aprire le vostre menti ai segreti del mondo del fumetto si impone un compito: parlare di come si individua il pubblico di un fumetto, come lo si sceglie e come questa scelta influisce su un prodotto oggi, in esclusiva, Nerdipidia è aperta alla voce TARGET.

Target. Nome comune di cosa, maschile, singolare e plurale. Target in inglese vuol dire bersaglio, una roba che devi colpire. E, come tutti saprete, nel marketing, il target è proprio questo: il profilo del cliente a cui si riferisce un determinato prodotto, la gente a cui speri o prevedi di venderlo, i destinatari della campagna pubblicitaria che farai per piazzarlo.

Ad esempio, vedrai che i Gormiti hanno un certo target, fatto di ragazzini ed esauriti nostalgici degli anni ottanta ancora depressi per aver perso i loro Exogini, mentre gli assorbenti con le ali ne avranno uno ben diverso. Per il marketing, insomma, tutti noi siamo un profilo, un tipo di target, un bersaglio da colpire. Il prurito sulle vostre schiene non è un eritema, sono freccette.

Nell’editoria non è poi molto diverso. Nel senso che libri, musica e i nostri fumetti si orientano anche loro a certi settori di pubblico, esattamente come il resto dei prodotti. Che se no mica stavamo qui a raccontarci la rava e la fava sul fumetto per ragazzi, vedrai. Il prodotto si adatta al pubblico, va a cercarsene uno tutto suo. I disegnatori scelgono un tratto, gli sceneggiatori un tipo di storie ed uno stile, la scrittura si modella sul lettore e sul tema che gli proponiamo.

Le varianti sono infinite. Guarda, ascoltatore, un giorno tutto questo sarà tuo. La sterminata offerta del mondo dei fumetti ti riguarda, sei tu, che cresci, che sei uomo, che sei donna, che sei laureato o studente o lavoratore, che hai i soldi per comprarti i fumetti o gli amici coi soldi da cui leggerli a scrocco, che influenzi autori ed editori, che li spingi a scegliere un target. Non sei contento?

Dovresti, fan di fumetto, anche perché forse non lo sai, ma sei uno dei bersagli più mobili dell’intero universo comunicativo, almeno secondo l’opinione di chi ti parla. Che poi sono io. Ma come io chi? Mi spiego. Il fumetto secondo me, ha una caratteristica che non è unica ma certamente molto particolare: di tutte le forme di narrazione è quella che, per fortuna o per caso, per amore o per disgrazia, si rivolge contemporaneamente alla maggior parte di persone, allo spettro di età più ampio e alla fetta sociale di pubblico più vasta.

Prendete i manga giapponesi più famosi: certamente si rivolgono ad un pubblico giovanile. Ma, cercando fra i prodotti di qualità, riuscite a trovarmene uno che non abbia anche degli elementi tipicamente adulti, chiavi di lettura più mature? Oppure pensiamo ai prodotti italiani tipicamente per i ragazzi che propongono artisti del calibro di Sergio Toppi, o a quanto l’arte di un grande maestro come Giorgio Cavazzano sia stata al servizio di storie teoricamente per bambini. Qual era e qual è il target di queste cosine qui, amico ascoltatore? Era uno, più d’uno? Dobbiamo davvero limitarci a pensare in piccolo, oppure conviene aprire lo sguardo e vedere dietro l’apparenza?

Benito Jacovitti era per bambini? Sì, certo, lo leggevo a dodici anni. Ma capivo tutti i suoi giochi di parole, il suo linguaggio comico? No, probabilmente. L’ho capito da adulto. E allora qual era il suo target? Ero io da grande o io da piccolo? Forse entrambe le cose, forse nessuno. Certamente mi ha colpito e affondato tanto da ragazzino quanto da uomo. E non ridete sulla parola uomo. Anzi no, ridete pure.

Sta di fatto che questa cosa del target, ora che ce la siamo spiegata, possiamo raccontarcela così: nel fumetto, meglio che non sia uno solo, visto che l’anima profonda di quest’arte permette a chi la realizza di stare con un piede in una, due, tre scarpe. Parlare contemporaneamente a tanti livelli, a persone molto diverse e farlo con grande efficacia. Dice il saggio che a volte è meglio non avere troppo chiara la propria direzione, e chissà che non abbia ragione lui.

Io invece che saggio proprio no, ho finito anche questa settimana. Vi aspetto alla prossima puntata, per una nuova pagina di Nerdipidia sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood mercoledì alle 10 e venerdì alle 13, in ritardo di una puntata).

Perché imparare è bello ma magari anche no.



Ascolta la puntata :

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